Il Cortile dei gentili in Svezia, nella terra degli atei | Cultura | www.avvenire.it

L’esperienza del «Cortile dei Gentili» per il dialogo tra persone di fede e non credenti ha percorso in un arco di tempo piuttosto breve un itinerario molto variegato, con tappe dalle tipologie più diverse e talora persino sorprendenti e inattese. Quello che si celebrerà a Stoccolma sarà, però, un evento dai contorni del tutto inediti, e questo sostanzialmente per due ragioni.

Da un lato, infatti, ufficialmente la Svezia è un Paese luterano, segnato da una tradizione religiosa rigorosa e fin rigida che ha avuto spesso ritratti severi ma intensi nella filmografia di Ingmar Bergman, il regista “teologo” ateo, capace di rappresentare davanti al mondo il tormentato travaglio della stessa Chiesa luterana (si pensi, tanto per esemplificare, ai film Luci d’inverno e Fanny e Alexander).

Bisogna anche riconoscere che le due celebri università di Uppsala e di Lund hanno rappresentato e ancor oggi incarnano un modello alto di ricerca teologica e di dialogo. Risulta, perciò, particolarmente significativo che – sia pure con tutte le difficoltà che il confronto ecumenico sta vivendo – un progetto della Chiesa cattolica sia stato accolto con interesse e partecipazione anche da alte personalità della stessa confessione luterana, a partire da Antje Jackelén, una professoressa dell’università di Lund che è anche vescovo di quella città.

Anzi, scrivendomi una lunga lettera nei mesi scorsi, mi invitava a una collaborazione permanente con un’associazione teologica per la tutela del creato da lei presieduta. Naturalmente non mancano anche presenze di personalità di altre comunità religiose, tenendo conto della molteplicità di etnie, culture, spiritualità che popolano la Svezia contemporanea: vorrei citare, ad esempio, Linnea Jacobsson che rappresenta una delle varie “Chiese libere” svedesi e la musulmana Fazeela Zaib.

D’altro lato, è ben nota la dilagante secolarizzazione che ha investito un po’ tutte le nazioni scandinave, ove la frequenza al culto è ridotta a percentuali irrisorie e lo standard di vita e le concezioni dominanti sono del tutto spoglie di rimandi religiosi o trascendenti. Per questo i due grandi momenti dell’incontro di Stoccolma, quello di giovedì 13 settembre all’Accademia Reale delle Scienze sul tema «Il mondo con o senza Dio» e il successivo del 14 settembre alla Fryshuset, sempre sullo stesso soggetto ma con un pubblico giovanile, hanno visto subito l’adesione di una serie di figure significative “laiche”, talora anche marcatamente atee. Devo, comunque, riconoscere che l’ex-Commissario del Consiglio d’Europa per i Diritti umani, Thomas Hammarberg, non credente, che parteciperà all’incontro, mi esprimeva in modo netto la sua diffidenza nell’usare termini come ateo, agnostico, non credente perché «noi tutti abbiamo in qualche modo una fede».

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