Il dolore del Papa per i copti in Egitto “uccisi solo perché cristiani” – La Stampa

All’Angelus Francesco ricorda i pellegrini massacrati dai jihadisti mentre erano in autobus nel deserto. Nella catechesi: «L’affamato ha bisogno non solo di un piatto di minestra, ma anche di un sorriso e di ascolto»
ANSA

Papa Francesco durante l’Angelus in piazza San Pietro

Pubblicato il 04/11/2018
Ultima modifica il 04/11/2018 alle ore 14:42
SALVATORE CERNUZIO
CITTÀ DEL VATICANO

È un profondo «dolore» quello che esprime Papa Francesco, durante l’Angelus di questa domenica in piazza San Pietro, per l’attentato terroristico che due giorni fa ha colpito la Chiesa copta-ortodossa in Egitto, dove, nella regione di Minya, un gruppo di pellegrini è stato assalito da un commando di jihadisti dell’Isis mentre si dirigeva in autobus verso un monastero. Undici i morti, la maggior parte appartenente ad un’unica famiglia, numerosi i feriti. «Prego per le vittime, pellegrini uccisi per il solo fatto di essere cristiani, e chiedo a Maria Santissima di consolare le famiglie e l’intera comunità», dice Francesco dalla finestra del Palazzo Apostolico vaticano, facendo seguire un momento di silenzio interrotto dalla richiesta di pregare tutti insieme un’Ave Maria alla Madonna.

LEGGI ANCHE – Attacco ai copti in Egitto, il nunzio: ricaduti nella spirale di odio e violenza

Nella sua catechesi prima della preghiera mariana, Francesco riflette invece sul comandamento dell’amore, «amore di Dio e amore del prossimo», al centro del Vangelo odierno di Marco. Attraverso di esso, spiega, «Gesù ha insegnato una volta per sempre che l’amore per Dio e l’amore per il prossimo sono inseparabili, anzi, di più, si sostengono l’un l’altro. Pur se posti in sequenza, essi sono le due facce di un’unica medaglia: vissuti insieme sono la vera forza del credente!».

 

«Amare Dio – spiega il Pontefice – è vivere di Lui e per Lui, per quello che Lui è e per quello che Lui fa. E il nostro Dio è donazione senza riserve, è perdono senza limiti, è relazione che promuove e fa crescere. Amare Dio vuol dire investire ogni giorno le proprie energie per essere suoi collaboratori nel servire senza riserve il nostro prossimo, nel cercare di perdonare senza limiti e nel coltivare relazioni di comunione e di fraternità».

 

Ma chi è questo prossimo? La risposta è semplice: «È la persona che incontro nel cammino delle mie giornate». «Non si tratta di pre-selezionare il mio prossimo, questo non è cristiano… Io penso che il mio prossimo sia quello che ho pre-selezionato. No, questo non è cristiano, è pagano!», sottolinea il Papa a braccio. Si tratta invece di «avere occhi per vederlo e cuore per volere il suo bene», sottolinea il Papa. «Se ci esercitiamo a vedere con lo sguardo di Gesù, ci porremo sempre in ascolto e accanto a chi ha bisogno».

 

E «i bisogni del prossimo richiedono certo risposte efficaci», ma prima ancora «domandano condivisione». Papa Bergoglio utilizza un’immagine per spiegare questo assunto: «Possiamo dire che l’affamato ha bisogno non solo di un piatto di minestra, ma anche di un sorriso, di essere ascoltato e anche di una preghiera, magari fatta insieme».

 

L’invito di oggi è allora «ad essere proiettati non solo verso le urgenze dei fratelli più poveri, ma soprattutto ad essere attenti alla loro necessità di vicinanza fraterna, di senso della vita e di tenerezza. Questo – rimarca Francesco – interpella le nostre comunità cristiane: si tratta di evitare il rischio di essere comunità che vivono di molte iniziative ma di poche relazioni. Il rischio delle comunità? Diventare comunità “stazioni di servizio” ma di poca compagnia, nel senso pieno e cristiano di questo termine».

 

«Dio, che è amore, ci ha creati per amore e perché possiamo amare gli altri restando uniti a Lui», insiste. «Sarebbe illusorio pretendere di amare il prossimo senza amare Dio; e sarebbe altrettanto illusorio pretendere di amare Dio senza amare il prossimo. Le due dimensioni dell’amore, per Dio e per il prossimo, nella loro unità caratterizzano il discepolo di Cristo».

 

Dopo l’Angelus, il Papa ricorda la beatificazione avvenuta ieri nella Basilica di San Giovanni in Laterano, a Roma, di madre Clelia Merloni, fondatrice delle Suore Apostole del Sacro Cuore di Gesù. «Una donna – dice – pienamente abbandonata alla volontà di Dio, zelante nella carità, paziente nelle avversità ed eroica nel perdono. Rendiamo grazie a Dio per la luminosa testimonianza evangelica della nuova Beata e seguiamo il suo esempio di bontà e di misericordia. Un applauso alla nuova Beata, tutti!».

 

Al momento dei saluti il pensiero del Pontefice si rivolge a tutti i 20mila pellegrini presenti, provenienti da Roma, dall’Italia e dall’estero, riuniti nella piazza nonostante la fitta pioggia; in particolare Papa Francesco saluta un gruppo di studenti provenienti da Vienna, i giovani dell’“Opera Giorgio La Pira” di Firenze, e le giovani famiglie di Raldon, in provincia di Verona. Infine si congeda con la consueta formula: «A tutti auguro una buona domenica. Per favore, non dimenticatevi di pregare per me. Buon pranzo e arrivederci!».

Sorgente: Il dolore del Papa per i copti in Egitto “uccisi solo perché cristiani” – La Stampa

Print Friendly, PDF & Email
Questa voce è stata pubblicata in Africa e Medio Oriente. Contrassegna il permalink.

I commenti sono chiusi.