Il laico S. Zecchi: «L’evoluzione del concetto di famiglia è il problema più grave di oggi. La Grande Bellezza? Vi dico la mia» | intelligonews

Il professore Stefano Zecchi, ordinario di Estetica all’Università degli Studi di Milano, è famoso oltre per i suoi libri, anche per i suoi interventi, mai banali, in diverse trasmissioni tv dove è chiamato dall’alto della sua cattedra a tracciare il senso filosofico e artistico del nuovo incedere dell’uomo. I suoi dibattiti si proiettano sempre nel reale senza fare sconti a nessuno. Intervistato da IntelligoNews traccia un quadro completo della nostra cultura, da quella cinematografica a quella cattolica (da laico) fino a quella economica. Mettendo subito in chiaro che dire “bellezza” oggi non è più come dirlo ieri, quando questa parola era un tabù, e che la “distruzione del concetto di famiglia” ha molto a che fare con “un sistema sociale compromesso”, e apparteniamo ad un mondo dove “l’economia precede qualunque visione sull’uomo”.

Professore, la Grande Bellezza di Sorrentino ha vinto il Golden Globe. Per lei, docente di estetica presso l’Università Statale di Milano, cosa rappresenta questa vittoria?

«Non mi ha entusiasmato questo film, ma ammetto che è un film e oggi non ce ne sono molti. Il tema della bellezza, comunque, non c’entra nulla. Oggi si usa molto come parola perché fortifica gli animi. Solo vent’anni fa era un tabù invece. Quando scrissi un libro allora intitolato proprio La Bellezza, che oggi è stato rieditato da Bollati Boringhieri, questa parola aveva un’accezione negativa. Oggi invece è una parola che turba l’esistenza. Trovo comunque che questa vittoria dia una spinta alla cinematografia italiana, darà un po’ di coraggio in più».

Allora passiamo ad un altro argomento. La famiglia. Il dibattito è aperto, c’è una corsa a definire ognuno la sua… Ma famiglia, oggi, cosa vuole dire? 

«C’è un’evoluzione del concetto di famiglia che è una distruzione del concetto di famiglia. Oggi non esiste più questa realtà come istituzione educativa, ma è un semplice nucleo in cui crescere i figli senza un progetto culturale, che faccia parte dei valori da cui si proviene. E’ uno dei problemi più gravi della nostra società. Nel momento in cui non dai più sostanza culturale e sostegno economico alla famiglia, il sistema sociale è compromesso».

E liberalizzare lo spaccio di cannabis, perché il consumo in sostanza è già libero, fa parte di quale evoluzione?

«E’ un dibattito vecchio quanto la nostra democrazia. Una regolamentazione sarebbe più che corretta. Il vero problema è l’educazione che dovrebbe venire dalla famiglia, è impensabile di sostituirsi a questo compito con un intervento dello Stato, che può legiferare solo sulla base di una correttezza dell’educazione familiare».

Non intravede un primato dell’economia sull’uomo, ossia uno Stato che ormai con il gioco d’azzardo, la cannabis libera e a tante altre soluzioni “pratiche”, sta assecondando semplicemente un  mercato e non il bene comune?

«L’economia precede qualunque visione sull’uomo oggi, certo. Le notizie di borsa sono tra le più importanti date e, citando Papa Francesco, fanno più notizia i punti di Pil che un uomo che muore per il freddo all’angolo della strada. Che poi lo Stato cerchi di fare quattrini sulle sigarette, sul gioco d’azzardo, francamente non mi disturba, anzi… se finisse per essere così eliminato  il problema, sarebbe positivo. Le tasse sulla casa le trovo ben più ingiuste, come gli aumenti sulle autostrade. Se qualcuno è così masochista da perdere i soldi con il gioco d’azzardo, con le droghe, allora venga tassato in maniera consistente».

Dal punto di vista della materia che insegna, Papa Francesco come appare… “esteticamente”?  

«Con lui cambia il passo della comunicazione della Chiesa. Che poi questo corrisponda alla modifica della struttura ecclesiale è presto per dirlo. La rivoluzione comunicativa è fortissima e la differenza di comportamento nel rapporto con il fedele è palpabile. Non sono all’altezza però di spingermi oltre queste considerazioni».

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