Il matrimonio e il tostapane | CulturaCattolica.it

di Nerella Buggio

Le famiglie italiane ci metteranno più a decidere di cambiare auto che a decidere di cambiare moglie o marito

Il matrimonio come un tostapane, un piccolo elettrodomestico che si acquista al supermercato, se dopo i primi mesi il toast che sforna non è più croccante, caldo e fragrante, si fa un calcolo per scegliere tra la riparazione e un nuovo acquisto.
Meglio uno nuovo. Si ricomincia, pane prosciutto, fontina.
Il divorzio breve passerà al Senato,
Ne sono certa, non c’è scampo, la Legge che consentirà di divorziare in 6 mesi ha la strada spianata. Le famiglie italiane ci metteranno più a decidere di cambiare auto che a decidere di cambiare moglie o marito.
In Parlamento la norma è stata approvata da larghissima maggioranza. Ora si passa al Senato, si invoca l’adeguamento alla Legge Europea ed è un abito buono per tutte le stagioni. Chissà come mai, ci sono Paesi Europei dove con tre figli c’è un abbattimento del prelievo fiscale, possibile che non si pensi di adeguarsi anche in questo caso?
Detto questo si divorzierà in un lampo. Sei mesi se il divorzio è consensuale, un anno se non si trova un accordo. Quei politici che in televisione prendono la difesa della famiglia, sembrano eroi d’altri tempi, alieni venuti da un mondo sconosciuto. Un mondo dove l’amore allegro, entusiasta dei giovani sposi non sparisce con il tempo, non si deteriora logorato dalle difficoltà, ma viene pazientemente coltivato sino a diventare forte e capace di reggere il peso e la fatica dei giorni, di educare figli, di sorreggerli nel loro diventare uomini, un amore capace di vedere il tramonto con letizia.
Il Papa invita gli sposi a perseverare. Ma il mondo prepotentemente propone ben altro. Tutto, subito, facile. Se così non è, si cambia.
Possibile che nessuno si chieda mai perché così tante famiglie cedono sotto al peso della quotidianità? Possibile che nessuno si ponga il problema di questa fragilità che ha cambiato il volto della società? Le nuove generazioni hanno conosciuto l’insicurezza e le paure che una famiglia separata inevitabilmente trasmette, non bastano gli sportelli scolastici che offrono la possibilità di un esperto con cui parlare, non basta qualcuno che cerchi di mettere un cerotto su una ferita troppo profonda. Bisogna ricominciare a educare, a parlare di amore e di affettività, di responsabilità. Parole desuete, ma concrete. Bisogna che chi educa, abbia l’umiltà di fare per primo un percorso educativo, per riscoprire, approfondire, capire che il mondo non è un tostapane, e che le relazioni sono fatte anche dal perdono, dalla volontà di comprendersi e di ripartire. Sperare che la classe politica possa prendere in considerazione il dovere di sostenere le famiglie in quanto risorsa indispensabile al paese è utopistico.
Un giorno ci riscopriremo fragili, incapaci di rapporti stabili, incapaci di assumerci responsabilità che comportino fatica, impegno, dedizione. Sarà un giorno triste, ma la consapevolezza sarà il primo passo verso una nuova nascita. Forse scopriremo persino che il matrimonio come il tostapane, lo si poteva riparare avrebbe funzionato meglio di prima, più forte e più bello sarebbe diventato un pezzo orgogliosamente vintage, di grande pregio proprio perché aveva resistito all’usura del tempo.

Fonte: Il matrimonio e il tostapane.

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