Il nazismo islamico, la connivenza dell’Europa, il silenzio della Chiesa

di Silvana De Mari

Tra i valori non negoziabili di questa sempre più discutibile Europa dovrebbe esserci l’antinazismo.
La stragrande maggioranza delle persone crede che il nazismo sia solo tedesco. I nazismi sono due tedesco e islamico.
Il partito Baath iracheno, come quello siriano sono partiti ufficialmente nazional-socialisti, il dittatore Assad in Siria è chiamato Fuhrer  sui giornali, proprio la parola tedesca.
A questi indirizzi qualche documentario su rapporto tra nazismo e islam.

Lo sostiene finalmente anche lo storico de La Civiltà Cattolica, il gesuita Giovanni Sale, in una ricerca che sarà pubblicata in un volume edito Jaka Book e che Il Giornale di qualche giorno fa ha anticipato.
“I rapporti del nazismo con il mondo arabo sono poco conosciuti, così come è poco conosciuta l’influenza enorme che l’ideologia hitleriana ha tutt’ora: il Mein Kamp è il libro occidentale più venduto nei paesi arabi, reperibile anche nelle edicole. Sale ricorda che inizialmente, la «soluzione» scelta dalla Germania hitleriana per allontanare gli ebrei dal suolo tedesco, fu quella di facilitarne in tutti i modi l’emigrazione. In particolare in Palestina, dove, credevano i tedeschi, essi sarebbero stati «liquidati» dagli arabi. L’atteggiamento tedesco mutò poco dopo, quando a Berlino si resero conto che l’immigrazione ebraica in Palestina avrebbe favorito la nascita di uno Stato ebraico. È in questo momento, spiega lo storico, che il governo di Berlino ordina a tutte le sedi diplomatiche tedesche in Medio Oriente di tenere «un atteggiamento più comprensivo verso le aspirazioni del nazionalismo arabo».
Dopo l’invasione tedesca della Cecoslovacchia nel marzo 1938, l’indirizzo filo-arabo assunto dal governo del Reich per contrastare le ragioni del sionismo internazionale, viene espresso dalla propaganda nazista in modo più diretto. In questo periodo viene anche attivata dal governo tedesco una trasmissione radio di propaganda nazista in lingua araba, che avrà «ascoltatori entusiasti in tutto il Medio Oriente». E gli intellettuali arabi, in quel periodo, scrive padre Sale, «consideravano più vicine alla loro cultura e sensibilità le ragioni ideologiche del nazionalismo tedesco, definito in base alla lingua, alla cultura e alla stirpe di un popolo e di una nazione; insomma tra pangermanismo e panarabismo vi erano a quel tempo diversi punti di contatto».
Ricordiamo il Partito Nazional-socialista Siriano, che esercitò una grande forza di attrazione sulla gioventù siriana e libanese di quegli anni, e il Partito Giovane Egitto, le cosiddette “camicie verdi”, formato da una gerarchia paramilitare sul modello delle SA e delle SS. Esso si distinse per un acceso antisemitismo e per l’adesione all’ideologia nazista».  All’inizio degli anni Quaranta, il Gra Mufti di Gerusalemme al Hasayni, capo supremo della Palestina araba, si alleò a Hitler. In cambio di una fatwa che schierò al suo fiaco Iraq, Egitto Siria e Palestina, e Arabia chiese lo sterminio degli ebrei. L’idea era folle. L’espulsione era infinitamente più “economica” e più funzionale. Gli alleati sarebbero impazziti inciampando nei profughi. E se non avesse dovuto distrarsi a fare altro, l’esercito tedesco sarebbe riuscito a impedire ai russi di arrivare a Berlino.
Il patto scellerato tra Hitler e il Gran Mufti è dell’11 novembre del 41, la soluzione finale è del febbraio del 42.

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