Il nuovo «utero artificiale» (?)

martedì 28 maggio 2013

«Ama e ridi se amor risponde / piangi forte se non ti sente / dai diamanti non nasce niente / dal letame nascono i fior».
(Fabrizio De Andrè, Via del Campo)

Si riparta da lì, da quell’immagine. E’ vita che vince la morte. Liberazione. E’ bellezza di mani forti e buone, che segano un tubo, delicatamente per non far male al bambino incastrato.
A Jinhua, nella provincia orientale cinese di Zhejiang, un neonato è stato gettato nel water. Ancora avvolto dalla placenta, è scivolato giù, nello scarico. Trattati come feci postmoderne, questi figli indesiderati della pianificazione di Stato, che ha tolto alla Cina almeno 400 milioni di creature…
Si vede, nel video, quel water lurido di povertà, e quel buco che trascina nella fogna le leggi mortifere degli uomini, insieme alla vita, la speranza del futuro cinese. E nostro, di esseri (ancora?) umani.
Giù. Eliminato come un rifiuto del corpo, della società.
Ma qualcosa si è inceppato. Le feci non piangono, e invece c’è vita in quel “grumo di carne” non voluta, illegale. Non è sparita per sempre, laggiù: rifiuto tra i rifiuti.
Quel bimbo è rimasto incastrato nel tubo, nella curva a gomito. Piangeva. Ed è così forte la vita, che quelli del quarto piano l’han sentita.
Non piange, un tubo della fogna. Non sono escrementi, no. Neanche un grumo di carne e basta.
Sono arrivati i pompieri, e non è un’invenzione dei pro-life, questa storia, perché vedi in diretta come tagliano quel tubo vecchio, come lo maneggiano con cautela. Amore paterno, diresti.
Lo vedi, quel braccio che entra, a liberare il bambino. Niente. Allora la scena si sposta in ospedale. Piano si sega, per non fare male.
Sembra un bozzolo, quel tubo. Dentro, le braccine lungo il corpo, si scorge un visetto, le labbra che si muovono, un’espressione di dolore, il pianto. Adesso sembra un canale del parto, quel tubo lubrico. (Sarà così il collo dell’utero artificiale, nella società postmoderna che i bambini li fabbrica su richiesta? Nascerà, la vita, senza il contatto con la carne calda della madre, senza il toc-toc del suo cuore, in pareti fredde d’alluminio, strette come questo tubo cinese?…).
Se non vogliamo diventare sterili di cuore, prima ancora che nel corpo, ripartiamo da lì: dal vagito di questo bimbo liberato. Dalla forza di questa vita che si ribella a chi la voleva far sparire nella fogna. La dittatura dello Stato, o l’autodeterminazione di sua madre.
Si riparta da lì: da Davide che vince il gigante Golia. E da quest’altra foto, che sta girando in rete. Due gemellini neonati che si tengono per mano.
Mai come in quest’epoca, la sfida è tra la cultura della vita e la cultura della morte. Noi abbiamo scelto da che parte stare!

Guarda questo commovente video:

 

Fonte: Il nuovo «utero artificiale» (?)

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