Il Papa alla Commissione teologica: non la fede in Dio, ma il relativismo genera la violenza

Servendo “fedelmente la verità della fede”, i teologi “possono partecipare allo slancio evangelizzatore della Chiesa”: è uno dei passaggi chiave del discorso che Benedetto XVI ha rivolto, stamani, ai membri della Commissione teologica internazionale, ricevuti in Vaticano in occasione della sessione plenaria. Il Papa si è soffermato in particolare sul tema del sensum fidei, il sentire dei fedeli che – ha detto – non può essere in contrasto con il Magistero della Chiesa. Quindi, ha ribadito che mai si può giustificare la violenza in nome di Dio. L’indirizzo d’omaggio al Papa è stato rivolto da mons. Gerhard Ludwig Müller, prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede e nuovo presidente della Commissione teologica. Il servizio di Alessandro Gisotti:
Qual è il “codice genetico della teologia cattolica”? Benedetto XVI ha sviluppato il suo intervento muovendo da questo interrogativo, affrontato anche nei lavori della Commissione teologica. Il Papa ha osservato come innanzitutto la teologia non vada confusa “addirittura con le scienze religiose” e che essa è “inscindibilmente confessionale e razionale”. Quindi, ha messo l’accento sull’attenzione che i teologi devono riservare al sensus fidelium, il sentire comune dei fedeli. Questo dono, ha osservato, “costituisce nel credente una sorta di istinto soprannaturale che ha una connaturalità vitale con lo stesso oggetto della fede”. Esso, ha aggiunto, “è un criterio per discernere se una verità appartenga o no al deposito vivente della tradizione apostolica”. E tuttavia, ha avvertito, “è particolarmente importante precisare i criteri che permettono di distinguere il sensus fidelium autentico dalle sue contraffazioni”: …

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