Il Sismografo | Al Consiglio di sicurezza dell’Onu dibattito sulla persecuzione dei cristiani con il patriarca di Babilonia dei Caldei Sako. Una via concreta alla pace

L’Osservatore Romano

Marco Bellizi) «C’è una maggioranza silenziosa e pacifica» di musulmani che respinge la «politicizzazione della religione» e che «vuole vivere una vita normale con gli altri, all’interno dello Stato civile, seguendo i dettami del diritto». Su questa parte dell’islam, evidentemente, occorre fare leva.
Al dibattito che si è tenuto venerdì a New York presso il Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite, il patriarca di Babilonia dei Caldei, Louis Sako i ha lanciato un messaggio chiaro circa la direzione che la comunità internazionale deve prendere se vuole affrontare con efficacia la minaccia del terrorismo e la questione della persecuzione dei cristiani. Un tema, quest’ultimo, finalmente giunto in primo piano nell’agenda dei leader mondiali, dopo anni nei quali, al di là delle generiche manifestazioni di solidarietà, la tragedia delle minoranze cristiane ha occupato un posto subordinato nella lista delle priorità.

Da qui dunque la sessione del Consiglio di sicurezza dedicata a questo tragico fenomeno, tenuta su iniziativa della Francia che detiene la presidenza di turno dell’organismo dell’Onu. Da qui anche il crescente interesse degli organi di informazione in tutto il mondo. «Perseguitati. I cristiani vengono spinti fuori dal Medio oriente» ha titolato il settimanale «Newsweek» nel suo ultimo numero, sulla cui copertina figura un crocifisso emblematicamente ritratto di spalle. Il periodico statunitense dedica alle violenze anticristiane in tutto il mondo un ampio dossier con approfondimento su quanto accaduto in Iraq e in Siria. E l’allarme sulla imminente eradicazione della componente cristiana dal Medio oriente viene condiviso dal ministro degli Esteri francese Laurent Fabius in un’intervista al quotidiano «la Croix» nella quale assicura l’impegno del suo Paese nella difesa dei cristiani dall’estremismo islamico.
La sensazione è che la comunità internazionale abbia avvertito la necessità di intervenire concretamente. «Le atrocità commesse contro le minoranze dall’Is in Medio oriente richiedono una risposta urgente, dobbiamo porre fine all’impunità», ha detto il segretario generale dell’Onu Ban Ki-moon nel corso del dibattito di venerdì, annunciando inoltre che le Nazioni Unite stanno sviluppando un piano d’azione per la prevenzione dell’estremismo violento, che verrà lanciato il prossimo settembre. «La comunità internazionale — ivi compresa la Lega araba e l’Organizzazione della cooperazione islamica — deve prendere azioni legali decise e misure definitive», ha insistito il patriarca Sako nel suo intervento a New York, diffuso integralmente da AsiaNews. Tutto questo, ha specificato, «può essere raggiunto attraverso risposte di tipo politico, culturale ed educativo», orientate al fine di proteggere «il mosaico nazionale» ma anche a scongiurare la minaccia forse più grave: «A milioni di bambini e di giovani — ha sottolineato il patriarca — è negato il diritto allo studio e la possibilità di frequentare la scuola. Milioni di rifugiati sono costretti a vivere nei campi profughi, senza le dovute cure e attenzioni. La crescente frustrazione, la disoccupazione e la povertà potrebbero presto favorire lo sviluppo di un’atmosfera caratterizzata da sentimenti di vendetta ed estremismo».
Secondo Sako, la «via pratica e concreta» per uscire dall’emergenza e dalle sue conseguenze è «chiedere, passando attraverso le Nazioni Unite», politiche orientate all’aggiornamento delle Costituzioni e delle leggi locali, al fine di togliere qualsiasi legittimità giuridica alle discriminazioni. Occorre poi incoraggiare i leader religiosi «ad adottare un tono moderato nei discorsi, che rafforzi il senso di cittadinanza» superando le identità tribali, spesso antagoniste a quelle nazionali. In questo senso è fondamentale anche la riforma dei programmi educativi, come anche la promozione delle organizzazioni per i diritti umani: «Dovrebbero essere sostenute di modo che non abbiano solo un ruolo consultivo ma anche attivo e su diversi piani, regionale e internazionale».
Infine, suggerisce ancora il patriarca di Babilonia dei Caldei, serve approvare una legge per punire Stati e singoli individui «che sostengono gruppi terroristici a livello finanziario, intellettuale o con le armi; renderli perseguibili e considerare i loro gesti come crimini contro la pace». I gruppi estremisti islamici infatti «rifiutano di vivere accanto ai non musulmani. Li stanno perseguitando e sradicando dalle loro case. Stanno cancellando la loro storia e la loro memoria».
L’Osservatore Romano, 29 marzo 2015

viaIl Sismografo.

Print Friendly, PDF & Email
Questa voce è stata pubblicata in Varie. Contrassegna il permalink.

I commenti sono chiusi.