Il totalitarismo antico e moderno | Corrispondenza romana

(di Carlo Manetti) Nel solco della cultura materialistica imposta all’Occidente dall’Illuminismo e dai suoi figli, di cui il marxismo è l’espressione più compiuta, la storiografia più accreditata e, ormai, anche la buona parte della vulgata popolare, ritengono che i fenomeni politici e lo sviluppo storico siano, in fondo, conseguenza degli interessi economici, del loro sviluppo e del loro scontro. L’autore che, a nostro modesto avviso, meglio applica questa dottrina alla nascita dei regimi totalitari è Karl August Wittfogel (1896-1988), che parla, a questo proposito, di «società idrauliche», nel suo celebre saggio Oriental Despotism. A comparative Study of Total Power(1957).

La tesi di fondo è che  le società necessitanti di grande opere pubbliche hanno un grande accentramento del potere ed una riduzione dei cittadini allo stato servile, in quanto occorre loro un grande impiego di manodopera ed una sua grande organizzazione. Poiché nell’Evo antico le società che si trovavano in tale situazione erano essenzialmente quelle che, vivendo delle piene dei fiumi, avevano bisogno di grandi lavori pubblici, egli definisce il sistema totalitario come effetto di queste società, che, appunto, chiama idrauliche. A sostegno di questa teoria, egli mostra come sia l’antica civiltà cinese, che traeva il proprio sostentamento dalle piene del Fiume Giallo, sia la civiltà egizia, che viveva delle piene del Nilo, avevano regimi fortissimamente accentrati, caratterizzati da un enorme potere concentrato nelle mani del sovrano e da una potente e disciplinata burocrazia. Ci permettiamo di far rilevare come questo stesso paragone, lungi dal sostenere la tesi di Wittfogel, ne dimostri la totale ed assoluta infondatezza.

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