Il Vangelo secondo Tolkien ~ CampariedeMaistre

 

di Paolo Maria Filipazzi

Esce nelle sale “Lo Hobbit – Un viaggio inaspettato”, prima puntata della nuova trilogia con cui il regista Peter Jackson si cimenta nuovamente con il Legendarium tolkieniano. Ancora una volta Jackson si dimostra un grande regista: già nel precedente “Il Signore degli Anelli” era stato interprete fedele, non solo nella trama (anche se qualche “ritocchino” aveva fatto storcere il naso a qualche “purista”), ma soprattutto nello spirito, del grande scrittore inglese.
“Lo Hobbit” di Jackson non è una mera trasposizione dell’omonimo, stupendo libro, ma il regista sa inserire la vicenda nel contesto della “mitologia” elaborata da Tolkien e condensata ne “Il Silmarillion” e in un corpus sterminato di scritti pubblicati postumi a cura del figlio Christopher. Il risultato è una soddisfazione enorme per chi, come me, ama Tolkien di un amore bruciante.

Ovviamente anche stavolta si è riaccesa la diatriba decennale di coloro che tuonano contro la presunta “strumentalizzazione” di Tolkien da parte della Destra o, peggio, dei “fascisti”. Una diatriba iniziata, a dire il vero, dopo decenni di indifferenza e disprezzo, a partire dal successo della trilogia cinematografica su “Il Signore degli Anelli”, da quando, cioè, Tolkien è diventato una moda. In realtà, la “strana storia” della scoperta in Italia, con ritardo estremo, del professore di Oxford, ha delle ragioni ben precise. Tolkien fu fatto conoscere in Italia nel 1970 dalla casa editrice Rusconi, guidata da Alfredo Cattabiani, un cattolico legato alla Tradizione e quindi, in quegli anni calamitosi, ostracizzato dallo stesso mondo ecclesiale. La cultura dominante, di matrice marxista, aveva ostracizzato per anni questo Autore: il genere fantastico, in tutte le sue sfumature, era considerato “reazionario”, perché accusato di incitare il lettore all’evasione dalla realtà ed al disimpegno. In Tolkien, poi, altro cattolico legato alla Tradizione, c’era tutto ciò che si definisce “reazionario”: la lotta dello Spirito contro la Materia, della Tradizione contro la sovversione, dell’Ordine contro il Caos, della Luce contro le Tenebre, è la base di tutto il Legendarium. E per questo ci fu un immediato colpo di fulmine per Tolkien dei giovani missini, che proprio all’epoca, sotto l’impulso dei giovani intellettuali della Nuova Destra, cercavano una faticosa uscita dal nostalgismo fine a se stesso: Tolkien era il cantore dei loro valori nella loro dimensione eterna e svincolata da qualunque epoca storica. Nessuno pensava che vestisse la camicia nera: anzi, proprio perché non la vestiva divenne il punto di riferimento di generazioni di militanti

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