Il vento sta cambiando. E hanno paura ~ CampariedeMaistre

di Giuliano Guzzo

La sorprendente resistenza delle persone di buon senso, anche attraverso la diffusione del giornale La Croce Quotidiano, al Pensiero Unico e alla sua agenda, non è passata inosservata. Non è certamente passato inosservato, soprattutto, che il vento sta cambiando e che, dal 50,7% del 2014 al 59,2% del 2015, sono aumentati i contrari alle nozze gay, così come quelli alle adozioni, e si sono ridotti i favorevoli al riconoscimento giuridico delle coppie di fatto, che nel 2013 erano il 77,2% mentre oggi sono meno del 65%. Né si può immaginare che piaccia a quanti da anni si battono per la “dolce morte” il fatto, certificato come gli altri da Eurispes, che i favorevoli all’eutanasia siano il 55,2%, mentre lo scorso anno erano il 58,9%, nel 2013 il 64,6% e nel 2007 addirittura il 68%. Eppure i dati, i quali com’è noto non hanno colore né tessere di partito, raccontano questa realtà perché non possono fare diversamente: il vento sta infatti cambiando. Sul serio. Certo, la vittoria è ancora lontana, però la svolta c’è: eccome. Il popolo per la vita e per la famiglia, erede di quello che silenziosamente ha reso grande questo Paese sollevandolo dalle macerie fumanti del secondo dopoguerra, è tornato: qualcuno pensava che dopo il Family Day del maggio 2007 il “gigante” si fosse addormentato per sempre, che quello fosse il suo glorioso ma definitivo congedo, ma sbagliava.
Tutto questo, dicevamo, non è passato affatto inosservato. Lo dimostrano il pedale sull’acceleratore premuto sul ddl Cirinnà sulle unioni civili, passato in Commissione giustizia del Senato, i 50 minuti di spot senza contraddittorio in favore dell’utero in affitto, l’altra sera, alle Invasioni Barbariche, la mobilitazione dei radicali pronti a fornire informazioni e supporto logistico a chiunque voglia recarsi in Svizzera per l’eutanasia; e lo dimostrano pure le aggressioni non solo verbali alle Sentinelle in Piedi, la proposta dei giacobini di Repubblica di espellere di Dio dalla vita pubblica, la furia scatenatasi contro Dolce e Gabbana, rei d’aver ricordato al mondo intero che anche le persone con tendenze omosessuali possono credere alla famiglia, quella vera. Insomma, un certo nervosismo, un certo scompiglio il popolo italiano lo sta creando al sistema mediatico e di potere che credeva di averlo in pugno, di essere ormai riuscito definitivamente ad indottrinarlo come si deve. Ed è del tutto comprensibile che sia così: pensavano di avere già vinto, che nessuno si sarebbe ribellato, che la loro gioiosa macchina da guerra avrebbe sbriciolato ogni residua resistenza. Invece, come provano i dati che abbiamo ricordato ed altri – che registrano inversioni di tendenza anche sui temi della pillola abortiva e del testamento biologico – il vento ha cambiato direzione.
Questo imprevisto determinerà sempre più – e sta già determinando, come conseguenza – da un lato l’evidente fretta di approvare determinate leggi prima che sia troppo tardi, e dall’altro l’inasprimento della battaglia e dei toni. D’altra parte la dittatura del politicamente corretto funziona così: all’inizio ti chiede di rinunciare alla verità, altrimenti saresti dogmatico; poi ai principi, altrimenti saresti poco aperto; infine alle opinioni, perché potresti sempre dire qualcosa di giusto: e altri potrebbero ascoltare. Figurarsi dunque quale scompiglio stanno creando le Sentinelle, che testimoniano nelle piazze con la forza spiazzante del silenzio, o le seguitissime conferenze contro l’ideologia gender (che hanno pure la faccia tosta, alcuni, di dichiarare inesistente) o l’arrivo de “La Croce”, approdo nelle edicole italiane di ideali che volevano cancellare persino dalle menti. Prepariamoci allora all’assalto finale, in Parlamento e sui giornali e in televisione. Prepariamoci a sentirci ripetere con ancora più forza che noi siamo quelli fuori dal mondo, che odiamo, che la Chiesa cui con manifesto affetto ogni giorno guardiamo è la responsabile di tutti i mali. Prepariamoci a vedere la Follia ribattezzata Normalità e il Desiderio chiamato Diritto, consapevoli del fatto che a noi, oggi, spetta il compito più difficile, quello di distinguere la realtà dalla superstizione, quello di essere e rimanere – per dirla con G.K. Chesterton (1874–1936) – «tra coloro che hanno visto eppure hanno creduto».

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