Königstein 27.03.2012. In un incontro con Aiuto alla Chiesa che Soffre, il Vescovo Caldeo di Teheran, Ramzi Garmou, ha invitato i cristiani del mondo occidentale a «fare buon uso della loro libertà». Il Vescovo ha sottolineato che i cristiani non devono diventare «schiavi di una cultura che cerca di scacciare Dio dal cuore della gente», e che dovrebbero utilizzare la loro libertà al fine di «diffondere il rispetto per la vita umana». Una cultura senza Dio porta alla «morte» e non «ha futuro», ha detto. Nelle sue parole: «Siate consapevoli del valore della libertà della quale godete. Come la utilizzate nel vostro Paese?»
I cristiani in Iran rappresentano solo una piccola minoranza, ma «la loro vitalità non dipende dal loro numero, ma dalla qualità della loro fede e dalla loro testimonianza vivente». Nel loro «dialogo giorno per giorno» con i Musulmani, i Cristiani in Iran «danno testimonianza autentica dei valori del Vangelo». L’elevata emigrazione dei cristiani dall’Iran per ragioni politiche, economiche e religiose rappresenta una sfida, ma il vescovo Garmou ha sottolineato che la comunità cristiana in Iran non si lascia scoraggiare: «Anche se siamo figli delle nostri madri, in verità siamo stati inviati in questo paese da Dio». Oggi spesso si dimentica che le sofferenze patite per la Chiesa sono la «fonte della vita della Chiesa». Tali prove portano al rinnovamento e al rafforzamento della Chiesa.
Il 99% della popolazione della Repubblica Islamica dell’Iran è musulmano. Le conversioni dall’Islam sono proibite e punibili con la morte. I cristiani rappresentano una minoranza di circa 80.000 individui, tre quarti dei quali sono armeni ortodossi. I 20.000 cattolici che vivono in Iran appartengono a tre diversi riti. Essi sono autorizzati a praticare la loro religione riunendosi nei loro luoghi di culto, ma non sono autorizzati a professare la loro fede apertamente, e l’attività missionaria è vietata.
Fonte: ACS – Italia.
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