In Germania l’eugenetica è già realtà: ecco le terrificanti cifre | Corrispondenza romana

(di Mauro Faverzani) La notizia è stata data anche in Italia, ma sottotono e senza troppa enfasi: il consiglio regionale di Friburgo lo scorso 31 luglio ha liberalizzato il test sulla trisomia “Lifecodexx”, prodotto dalla ditta “GATC Biotech” di Costanza, rendendolo disponibile già dalla scorsa metà di agosto. Questo esame permetterebbe non solo di riconoscere i casi di mongolismo prima della nascita, bensì ancor più precocemente di quanto già avvenisse in passato ovvero tra la decima e la dodicesima settimana.

Pare che il margine di errore sia molto basso. E non presenterebbe rischi per la salute della donna. Ma sono i numeri ad inquadrare la tragedia, celata dietro questa notizia: secondo i dati diffusi dall’agenzia federale per l’Educazione Civica di Bonn, ogni anno in Germania l’85% delle donne gravide – circa 670 mila in valore assoluto – vorrebbe sapere se il proprio figlio sia sano o malato e, per farlo, ricorre agli esami prenatali. Inoltre, il 90% dei feti con trisomia viene eliminato con l’aborto. Non potrà mai vedere la luce.

Il costo del test “Lifecodexx”, peraltro, s’aggirerebbe attorno ai 1.200 euro, assicurando un fatturato annuo di oltre 800 milioni di euro. Da più parti si cerca di renderlo gratuito o quasi, caricandolo sui costi della Sanità pubblica, per assicurarvi il massimo accesso possibile. A guadagnarci non è soltanto l’azienda produttrice, ma anche l’indotto di cliniche e centri, ove vengono praticate tali analisi e quanto ad esse conseguente. Scienza e mercato insomma sembrano esser gli elementi determinanti le decisioni, al di là di qualsiasi valutazione di carattere etico: non importa se una scelta sia o meno morale, par darsi peso piuttosto al fatto che sia comoda, sicura ed indolore.

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