INDIA Libertà religiosa: per gli attivisti indiani è in “serio pericolo”

di Nirmala Carvalho

Il Dipartimento di Stato Usa, nel rapporto 2012, inserisce l’India fra le nazioni “sotto osservazione”. Cina, Vietnam e Arabia Saudita Paesi di “particolare preoccupazione”. Presidente Gcic: la Costituzione garantisce i diritti ma è “disattesa”. Attivista ateo a Washington: non servono liste, ma “sostegni concreti” per la pace sociale.

Delhi (AsiaNews) – La Costituzione indiana “sancisce la libertà religiosa”, tuttavia nella pratica le minoranze spesso “non godono” dei diritti di base ed a rischio anche il concetto di “laicità” dello Stato. È quanto sottolinea ad AsiaNews Sajan K George, presidente di Global Council of  Indian Christians (Gcic), commentando la recente pubblicazione del Rapporto 2012 della Commissione Usa sulla libertà religiosa nel mondo (clicca qui per scaricare il documento Pdf), elaborato dal Dipartimento di Stato americano. Un’analisi, quella di Washington, che non convince appieno attivisti come Lenin Raghuvanshi, direttore di Peoples’ Vigilance Committee on Human Rights (Pvchr), secondo cui la classificazione del governo statunitense “non è di alcun aiuto”.

Secondo il documento elaborato dal Dipartimento di Stato Usa, l’India è inserita fra le nazioni “sotto osservazione” per i casi di violazione alla libertà religiosa. Di contro, nazioni come Cina, Vietnam, Egitto, Iraq, Iran, Pakistan e Arabia Saudita destano “particolare preoccupazione” per le repressioni contro le religioni o la privazione della libertà di culto. Una nota per la Corea del Nord, in cui il regime di Pyongyang si conferma scenario in cui la libertà religiosa è pressoché “inesistente”

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