Non si può che pensare a Tertulliano, apologeta latino e storico della Chiesa, che affermava: “il sangue dei martiri è seme di nuovi cristiani”. E così si sta verificando: la forte testimonianza di fede e di fedeltà dimostrata dai cristiani perseguitati del Kandhamal ha infatti toccato, riferisce don Pradhan (vicario della parrocchia di Raikia), il cuore di numerosi indù che ora chiedono perdono. Di certo però, il paese non è assolutamente in pace nonostante queste notizie positive. Basti pensare che la vigilia di Natale, dopo la messa della mezzanotte alla quale aveva partecipato, Dilip Mallick, un indù convertitosi da poco al cattolicesimo, ha trovato la propria casa trasformata completamente in cenere.
Padre K. J. Markose, già padrino di un convertito dall’induismo, sostiene che nel Kandhamal è pericoloso convertirsi, malgrado gli incoraggianti segnali di miglioramento. Ma egli non si fa intimorire e continua: “Resterò cristiano qualsiasi cosa succeda”. E’ da registrare infine, l’intervento del vescovo John Barwa che, mostrandosi più ottimista, ha affermato: “I piani dell’Altissimo stanno oltre la nostra comprensione. Ciò che è avvenuto nel Kandhamal è stato molto doloroso. Ma non è stata una maledizione. Anzi, adesso si sta rivelando una benedizione”.
Fonte: http://www.uccronline.it/2012/02/05/orissa-i-carnefici-indu-si-convertono-al-cristianesimo/