Il “rally per la pace” si è svolto il primo dicembre scorso. In tutto, racconta il pastore, “hanno partecipato più di 1.100 persone, che si oppongono alla violenza e alla persecuzione contro la minoranza”. I presenti “hanno manifestato per la pace, mostrando la loro solidarietà alle chiese perseguitate. Essi hanno anche chiesto al governo il permesso di riaprire i servizi liturgici e riaffermato con forza il loro diritto a professare la fede e a scegliere liberamente il proprio credo in base all’articolo 25 della Costituzione”.
Il raduno assume un’importanza fondamentale per il fatto che lo Stato dell’Uttar Pradesh è governato dal Chief minister Yogi Adityanath, un santone famoso per le sue posizioni contro i cristiani e le altre minoranze religiose. In passato egli ha espresso critiche nei confronti di Madre Teresa di Calcutta e a novembre ha deciso di vietare ai musulmani di pregare nella moschea del complesso del Taj Mahal.
Varanasi, sottolinea il rev. David, “è la capitale spirituale e religiosa dell’India. Purtroppo, la maggior parte degli casi di persecuzione sono avvenuti nei dintorni del distretto. L’ultimo luogo di culto costretto alla chiusura è stata una delle più antiche chiese metodiste della città, che è stata attaccata dai radicali indù di estrema destra”. A suo parere, i luoghi religiosi dei cristiani “subiscono gli attacchi perché i brahmini delle caste elevate temono che i dalit e i gruppi svantaggiati possano essere convertiti. Per loro è una minaccia, perché non potrebbero più trarre vantaggio da queste comunità”.
Secondo i dati delle Ong cristiane che monitorano gli episodi di persecuzione nel Paese, nello Stato dell’Uttar Pradesh si registra il maggior numero di casi: 48 negli ultimi tre mesi, su un totale di 95 avvenuti in tutto il territorio indiano. “Negli ultimi tre anni – conclude il pastore– abbiamo assistito ad un rapido aumento di crimini dell’odio contro minoranze e dalit, stupri, linciaggi di massa. Tutto è compiuto in nome della religione”.
Sorgente: INDIA Varanasi: chiese chiuse con la forza. I cristiani rispondono con un ‘raduno di pace’