Ingovernabilità. È mancato il voto cattolico

Le ragioni di un’ingovernabilità prossima futura sono probabilmente da ricercare in una semplice constatazione. È mancato il voto cattolico alle urne.
In molti hanno pensato di poterne fare a meno e adesso ne pagano le conseguenze.
In un paese in cui l88% si dichiara cattolico, non prendere in considerazione questo dato si è rivelato un errore fatale. Per settimane, i rappresentanti di partito le hanno sparate in tutte le direzioni, cercando di raccattare porzioni di elettorato anche incoerenti fra loro. E si sono pure permessi il lusso di non presentare nessuna idea forte, nessun valore preciso se non pezzettini sparsi, aride cifrette, frammenti di un discorso amoroso ormai al divorzio.
Il crollo del 5% dell’affluenza alla urne, che passa dal 80% al 75%, la dice lunga sulla sfiducia nei confronti della politica. In pratica 1 italiano su 4 non ha votato.
Già da diversi giorni si parlava di scomparsa dei cattolici dalla campagna elettorale. Per alcuni, come per il Presidente del Censis, Giuseppe De Rita, si trattava di una mancanza “inaspettata”, da attribuire “a una debolezza culturale profonda”.
Debolezza, sì, quella di una campagna elettorale noiosa che non ha presentato nessun valore, con idee appiccicate come post-it che rimbalzavano da una parte all’altra, con strizzatine d’occhio, furberie tipiche italiane. E la gente ha votato sulla base di questo marasma confuso.
Risultato: il paese non è né coeso né governabile.

Non solo i continui scivoloni del PD, a partire dall’esclusione di Renzi, fino ai banner contro le Ceneri o le promesse sulle unioni gay hanno distratto se non distrutto il suo elettorato. Ma anche le schizofreniche affermazioni di Mario Monti, riportate su Riscossa Cristiana, su Emma Bonino hanno fatto capire la debolezza delle sue convinzioni politiche: In Commissione Ue insieme abbiamo fatto un ottimo lavoro. E’ una di quelle persone di cui ce ne vorrebbero di più”. E cosa dire delle sue opinioni sui diritti delle coppie omo, apparse su Il Messaggero?Penso che dobbiamo decisamente rafforzare i diritti delle coppie gay. Tuttavia, se andare fino all’adozione è una cosa che nella mia sensibilità suona forte. Ma in linea generale è chiaro che si deve andare verso linee europee su tutti i fronti».

 

E invece no. Il confuso voto di ieri testimonia almeno due cose: l’indifferenza europeista dell’italiano medio, che non gliene importa nulla di allinearsi a principi in cui non è cresciuto e, sopratutto, l’insofferenza verso una politica che è assolutamente incapace di ascoltare le necessità del proprio elettorato. Un’incapacità che spesso si è tramutata nel compiacimento di far finta di non capire, grazie all’arte della distrazione e della superficialità.

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