Insegnamento di religione: l’invito della Cei e le proteste di qualcuno

La Presidenza della Conferenza Episcopale Italiana ha pubblicato in questi giorni un messaggio rivolto agli studenti e ai genitori che nelle prossime settimane saranno chiamati ad esprimersi sulla scelta di avvalersi dell’Insegnamento della religione cattolica per il prossimo anno scolastico 2013-2014. “L’appuntamento – si legge nel testo – si colloca in un tempo di crisi che investe la vita di tutti. Anche la scuola e i contesti educativi, come la famiglia e la comunità ecclesiale, sono immersi nella medesima congiuntura”. C’è però una speranza che – ricorda San Paolo – non delude e verso cui vale la pena scommettere.
Sono proprio i giovani – sottolineano i Vescovi citando le parole di Papa Benedetto XVI in occasione della XLV Giornata Mondiale della Pace – che «con il loro entusiasmo e la loro spinta ideale, possono offrire una nuova speranza al mondo… Essere attenti al mondo giovanile, saperlo ascoltare e valorizzare, non è solamente un’opportunità, ma un dovere primario di tutta la società, per la costruzione di un futuro di giustizia e di pace. Si tratta di comunicare ai giovani l’apprezzamento per il valore positivo della vita, suscitando in essi il desiderio di spenderla al servizio del Bene».
Insieme alla voce dell’episcopato italiano – rispettosa dei convincimenti religiosi altrui, visto che l’IRC non è mai stato un obbligo per nessuno – si alza la chiassosa protesta di qualche giornale che accusa le Curie italiane di aver scelto arbitrariamente 16 mila docenti di religione che insegnano solo dottrina cattolica e che vengono pagati da tutti i contribuenti. Si fa riferimento ad anomalie e storture, privilegi e scatti di anzianità migliori oltre alle particolari agevolazioni nello stipendio; insomma – si legge nei giornali – una vera e propria beffa nei confronti di moltissimi precari, confezionata dal Vaticano e portata avanti dagli insegnanti di Religione.

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