Intervista a Massimo Granata coofondatore del Coordinamento Siria | Coordinamento Nazionale per la pace in Siria

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D: Avete presentato in questi giorni, in occasione del partecipato incontro “Chi brucia il Medio Oriente?”, organizzato dall’Associazione “Cantiere Laboratorio” a Lamezia Terme,  il Coordinamento Nazionale per la Pace in Siria. Quali sono le iniziative che state sviluppando in questo periodo?

R: Tenuto presente che il Coordinamento è divenuto operativo alla fine di agosto di quest’anno, l’attività che ha assorbito la maggior parte delle nostre energie è stata quella di sviluppare l’operatività dello stesso, espandendo il numero dei collaboratori e dandoci i mezzi per attivare concretamente la coordinazione della realtà che sono entrate a farne parte – la pagina Facebook (http://goo.gl/Sf4iNL) ed il sito Internet (http://syriapax.org/) ad esempio. Ciò non toglie che si sia già cominciata un’azione positiva dal punto di vista informativo e si stiano attuando due progetti concreti di aiuto materiale e morale al popolo siriano. Progetti di cui ho già ampiamente parlato in precedenza nel corso dell’incontro.

D: La situazione attuale in Siria consente di portare a buon fine attività di aiuto materiale alla popolazione?

R: Non possiamo nascondere che attualmente la situazione sul campo in Siria sia proibitiva, ma ciò non toglie che alcune iniziative di piccolo cabotaggio siano possibili. Ricostruzioni limitate, contatti interpersonali o tra associazioni, e non bisogna dimenticare che tra i bisognosi di aiuto ci sono centinaia di migliaia di profughi in campi posti fuori dal territorio siriano e quindi raggiungibili in sicurezza.

D: Considerata la situazione di difficoltà economica di un cospicuo numero di persone nel nostro Paese, perché dare priorità ad occuparsi di un Paese lontano?

R: Mi aspettavo questa domanda sin da quando ho cominciato a proporre pubblicamente l’attività del Coordinamento. La risposta è duplice. In primo luogo, il ripristino della verità su qualsiasi argomento è dovere di ogni buon cristiano. La verità rende liberi. In secondo luogo, vorrei portare l’attenzione sul fatto che, in questo momento, non solo la Siria e il Medio Oriente sono sotto attacco, ma tutti i Paesi che insistono sul Mediterraneo o sulle sue propaggini. Cambia la modalità e l’intensità dell’attacco a seconda della reattività e del grado di connivenza dei governi, ma lo scopo ultimo e unico è creare caos e disperazione per sovvertire quella che è stata la culla di una Civiltà, quella Romano/Cristiana, e sostituirla con altre Forme totalmente diverse di cui la globalizzazione Mercantile/Finanziaria è solo un aspetto.

D: L’esperienza ci insegna che spesso gli aiuti materiali raccolti fra le persone di buona volontà dei Paesi ricchi non raggiungono o raggiungono in minima parte i bisognosi cui sono destinati. In che modo ritenete di poter rassicurare che ciò non accada in Siria?

R: Quella che voi prospettate è anche la mia esperienza pluriennale. Bisogna, tuttavia, ricordare che molti episodi di commercio di aiuti umanitari non derivano da intenzioni truffaldine, ma dalla necessità degli operatori in loco di convertire in denaro utile alla risoluzione dei problemi aiuti materiali inviati con assoluta generosità, ma spesso totalmente inutili laddove arrivano. Nel caso specifico nostro, i canalii costituiti dalla Chiesa missionaria ci garantiscono l’assoluto buon fine degli aiuti.

D: La situazione siriana è suscettibile di un significativo miglioramento nel breve termine così da poter avviare un programma di ricostruzione del Paese?

R: Purtroppo, non posso umanamente credere, vista l’attuale situazione internazionale e sul campo, in una soluzione pacifica della crisi siriana nel breve periodo. Pur tuttavia il Coordinamento sta già studiando gli eventuali primi interventi da effettuare qualora, a Dio piacendo, dovesse ristabilirsi a breve una sì pace giusta ed ordinata in questo Pese martoriato.
Intervista curata da “Cantiere Laboratorio”

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