Iran-Thailandia: storia di una doppia persecuzione

Atash (il nome è di fantasia) ha 45 anni, è iraniano e ha trascorso otto mesi in un centro di detenzione per immigrati irregolari a Bangkok. Anche la Thailandia ha i suoi Cie. La storia di Atash è raccontata dal Jrs (www.jrs.net), l’organizzazione internazionale dei gesuiti a servizio di rifugiati che a Bangkok offre assistenza legale ai richiedenti asilo. Già negli anni Novanta Atash dall’Iran era riparato all’estero, a Dubai, perché rischiava la vita dopo avere denunciato un caso di corruzione che coinvolgeva un potente politico. Ma a complicare la sua situazione è il fatto che nel 2009 si è convertito al cristianesimo e in Iran i convertiti vengono imprigionati e minacciati di morte. In Iran sono quotidiane le intimidazioni e gli attacchi agli oppositori non musulmani. L’apostasia o la rinuncia all’islam possono essere puniti con la pena di morte secondo l’applicazione della sharia. Spesso i convertiti al cristianesimo sono presi di mira con l’accusa di attentare alla sicurezza dello Stato, fare propaganda e insultare la religione di Stato. I cristiani dell’Iran, secondo quanto riporta Human Rights Watch, parlano di 250 arresti nella piccola minoranza tra giugno 2010 e febbraio 2011.

Cliccare sul link per continuare a leggere: Iran-Thailandia: storia di una doppia persecuzione.

Print Friendly, PDF & Email
Questa voce è stata pubblicata in Asia. Contrassegna il permalink.

I commenti sono chiusi.