IRAN: UNA DONNA RACCONTA LA VIOLENZA DEL REGIME E LA SUA CONVERSIONE AL CRISTIANESIMO | Ereb

 

 

Una donna iraniana musulmana convertitasi al cristianesimo racconta come la rivoluzione culturale lanciata da Khomeini nel 1979 abbia profondamente mutato non solo la politica e la religione, ma ogni aspetto della vita umana della popolazione, passata in pochissimi anni dal regime laicista dello sha Reza Palawi a una dittatura islamica ammantata di democrazia. Nonostante i tenui cambiamenti iniziati con il nuovo governo del presidente Hassan Rouhani, l’Iran resta una repubblica islamica con una legislazione ispirata alla Sharia, caratterizzata dalla repressione nei confronti delle fedi diverse dall’Islam, restrizione della libertà di parola e di costumi. Pubblichiamo di seguito la traduzione delle lettera inviata dalla donna alla redazione del sito Islam Issues.

Sono nata a Teheran nel 1977 pochi anni prima della rivoluzione culturale. La mia famiglia era tradizione musulmana, ma non osservante. Durante la mia infanzia nessuno mi ha mai costretto a digiunare o pregare e solo pochi fra i miei familiari rispettavano i precetti islamici. Dopo la Rivoluzione però i le maggioranza dei bambini della mia età abbiamo iniziato ad essere educati dalle scuole islamiche. Ciò che mi è rimasto più impresso di questi anni è l’essere costretta mascherarmi come una suora, portando il velo che ad oggi è obbligatorio in tutte le scuole femminili. Tutti noi alunni eravamo costretti a diverse ore di lezione di Corano e religione. Tutte le mattine, 30 minuti prima di entrare in classe, gli insegnanti ci radunavano davanti alla nostra aula per cantare lo slogan “morte all’America”, “morte all’Unione sovietica” e “morte ad Israele”.

La guerra fra Iran e Iraq ha avuto inizio quando io avevo quattro anni ed ha influenzato tutta la mia infanzia. Quanto ho vissuto è simile a quello che stanno vivendo oggi israeliani e palestinesi. Sia il regime di Saddam Hussein che quello di Khomeini non hanno esitato durante tutta la guerra a bombardare la popolazione civile. Per due mesi all’anno, per otto lunghi anni, siamo stati costretti a ripararci nei rifugi antiaerei, che però non erano dei veri bunker, ma semplicemente dei seminterrati che ogni famiglia costruiva sotto la sua abitazione. Le code per il cibo, giornate intere passate chiuse in casa a causa dell’interruzione della scuola, le finestre tappate per proteggerci da eventuali schegge, la propaganda di guerra e le processioni dei martiri alla TV sono state parte della nostra vita quotidiana per tutto il tempo del conflitto.

Quella fra Iran e Iraq è stata una guerra brutale, una vera guerra, non come le pseudo-guerre combattute dai Paesi occidentali con telecamere al seguito e giornalisti che gridano “Crimine di guerra! Massacro! Genocidio” ogni volta che un civile si trova al posto sbagliato e al momento sbagliato, con soldati che hanno più timore di uccidere un che di morire in battaglia.

In questa guerra due mostri, Saddam e Khomeini, avevano entrambi innumerevoli ragioni per combattersi e non hanno risparmiato nessuno. Molti dei parenti che vivevano nel sud ovest dell’Iran sono divenuti rifugiati di guerra, perdendo ogni cosa. Tutti i miei cugini maschi hanno partecipato al conflitto come soldati di leva. Per fortuna solo alcuni sono rimasti feriti e nessuno di loro è morto, ma gli scontri fra i due eserciti esercito hanno preso oltre 1 milione di vite e tutto questo per nulla.

Guardando al recente conflitto che ha opposto lo Stato di Israele e i miliziani di Gaza mi viene da ridere quando sento alcune persone accusare Israele di aver compiuto crimini contro l’umanità per alcuni bambini rimasti uccisi in un’area fra le più sovrappopolate al mondo. Non sto cercando di minimizzare la gravità di quelle morti, ma, con il dovuto rispetto, critico quelle persone che non sanno ciò che affermano. Purtroppo gli effetti della guerra sono questi, e lo dico soprattutto a quegli europei secondo cui tali situazioni siano ascrivibili fra i crimini contro l’umanità. Voglio lasciare un promemoria per questi personaggi: “Ragazzi, questa è la guerra, in un conflitto si suppone che qualcuno muoia! È un brutto affare lo so, ma è così che funzionano le cose! Uno vince la guerra uccidendo quante più persone possa uccidere il suo nemico! La sproporzione fra due belligeranti non è un crimine! È invece un segno che un parte sta vincendo, mentre l’altra sta perdendo! Questo è tutto (fine della predica)”.

Purtroppo è stato il regime iraniano che ha esacerbato il “problema palestinese”. Prima della rivoluzione islamica, l’Islam politico era strettamente controllato e non esercitava alcun fascino sulle persone del Medio Oriente. Ma dopo la rivoluzione di Khomeini tutti i macellai e i fanatici hanno trovato una ragione per realizzare i loro sogni islamici psicopatici e sono emersi in tutto il Medio Oriente. Durante i suoi anni di esilio Khomeini aveva osservato e studiato molto i Fratelli Musulmani. Fin dall’inizio della sua missione è stato un loro grande sostenitore, finanziando e armando Hamas a scapito dei rivali dell’Organizzazione per la liberazione della Palestina (Olp).

Dopo la rivoluzione islamica la vita è diventata gradualmente più difficile per gli iraniani. Avevo circa un anno quando tutto ebbe inizio. Nei mesi successivi alla rivoluzione del 1979 molti erano convinti che Khomeini avrebbe mantenuto la promessa di ritornare a Qom ad insegnare legge islamica, lasciando la politica in mano a degli esperti. Gli stupidi esponenti dei partiti di sinistra si sono fidati delle sue promesse, come stanno facendo tanti membri delle sinistre occidentali. Essi hanno pensato che il leader fosse solo un anti-occidentale, un anti-colonialista, minimizzando il suo fanatismo islamico, la spaventosa visione delle donne e delle libertà tipiche della cultura laica.

Ma una volta ottenuto ciò che voleva Khomeini non ha mantenuto la sua promessa di stare fuori dalla politica e ha totalmente distrutto i movimenti di sinistra e tutto ciò a cui essi tenevano.  Alcuni dei miei sciocchi cugini erano coinvolti nei movimenti. Uno di loro è stato arrestato all’età di 20 anni e ha passato sette anni nelle prigioni del regime, subendo atroci torture e detenuto in terribili condizioni.

Prima ancora che le donne potessero conoscere Khomeini lui aveva già ordinato loro di coprirsi con il velo. Fin dall’inizio della Rivoluzione culturale qualunque giovane o anziana sorpresa a violare il precetto veniva circondata da sgherri islamici in motocicletta e il suo volto veniva sfregiato con l’acido. In poco tempo tutte le donne iraniane si sono sottomesse ai voleri del leader. La cosa più triste era che nonostante fossero coperte da capo a piedi molte esse erano continuamente molestate per le strade e nei luoghi pubblici. Questo problema è tipico del mondo islamico. Le donne non hanno pace quando escono fuori dalla propria abitazione. In Iran quando una donna siede in un trasporto pubblico o cammina per una via è spesso palpeggiata, toccata, pizzicata e molestata dagli uomini che, non contenti, sussurrano alle sue orecchie parole vergognose ed esplicite.

Ricordo che alcuni anni dopo la salita al potere degli islamisti il governo ha varato una legge per evitare queste situazioni, imponendo la segregazione sessuale all’interno dei trasporti pubblici, costringendo le donne a sedersi nella parte posteriore dei bus, spesso molto scomoda e stretta, mentre gli uomini sedevano comodamente davanti. Alcuni occidentali verrebbero insultati se facessero accomodare le donne sul retro del bus. Ma credetemi, la prospettiva di essere molestata e toccata tutto il tempo è molto peggio che restare seduti sul retro del bus!

Una volta adulta ho realizzato che avrei avuto a che fare ogni giorno con la famigerata “polizia morale” che vigila sul rispetto della legge islamica. Ancora oggi se non stringiamo abbastanza il nostro velo e alcune ciocche di capelli cadono sulla fronte rischiamo di essere multate e anche imprigionate.

Gli iraniani sono persone amanti delle feste e dei divertimenti, ma devono stare attenti a non fare troppo baccano durante cene e ricevimenti nelle proprie case private, perché, in caso contrario, “i controllori della morale” potrebbero entrare all’improvviso nelle loro abitazioni e perquisire ogni angolo alla ricerca di materiali proibiti: vodka fatta in casa, alcolici di contrabbando, carte da gioco o scatole da backgammon (bandito dall’Islam insieme al gioco d’azzardo), cassette o cd di musica pop illegale e videocassette o dvd di fil proibiti di Hollywood. Tutti gli iraniani hanno nascoste nelle loro abitazioni almeno alcuni di questi oggetti proibiti. Quindi se la polizia morale fa irruzione nelle loro case essi rischiano sempre di essere arrestati e condannati al pagamento di una multa, o peggio di essere anche frustati per il loro comportamento. Questo è quanto accaduto alla mia famiglia circa 11 anni fa. Stavano festeggiando nella nostra casa il matrimonio di alcuni cugini. Ero andata a letto preso, quando ancora tutti stavano facendo baldoria. La mattina dopo, al mio risveglio, mi accorgo che nessuno dei miei parenti era in casa. Tutto era sottosopra. Il contenuto di cassetti, guardaroba e armadi era sparso sul pavimento. Ero scioccata e non avevo idea di cosa fosse accaduto. Poco dopo uno dei miei zii, troppo anziano per essere arrestato, entra in casa per vedere se io e mia sorella stavamo bene, raccontandoci quanto accaduto durante la notte. La polizia si era presentata alla nostra porta, suonando e bussando vigorosamente. Appena aperta la porta mia madre era stata scaraventata a terra. Una volta in casa i poliziotti avevano arrestato tutti, perquisendo le stanze in cerca di prodotti proibiti e confiscando qualsiasi oggetto considerato non islamico. Ogni componente della mia famiglia è stato portato in prigione compresi lo sposo e la sposa. Dopo alcune settimane i giudici condannano tutti i partecipanti alla festa a diverse frustate. Tuttavia, come spesso accade in Iran, il giudice era un corrotto e una lauta tangente ha permesso alla mia famiglia di evitare il supplizio.

Anche se i miei parenti erano distanti dalle pratiche religiose, io sono sempre stata interessata alla fede e alle questioni spirituali. Durante gli anni scolastici ho imparato il Corano e alcuni rudimenti di arabo utili per professare la religione islamica. Tuttavia non ho mai avuto una profonda conoscenza dell’Islam e del Corano. Come spesso accade nei regimi islamisti nessuno insegna le parti più mostruose del libro. Giornali, televisioni, scuole sono tutte occupate da musulmani a cui è stato fatto il lavaggio del cervello, che però cadono spesso in fallo. La presenza costante di questi personaggi nella nostra vita quotidiana mi ha talmente disgustato da farmi rigettare tutto ciò che avevo imparato a scuola. Ricordo uno dei nostri insegnanti di religione che ogni giorno ci faceva recitare questa preghiera: “Oh Dio, ti prego fai che tutti gli infedeli diventino musulmani, oppure uccidili e cancellali dalla faccia della terra”. La maggior parte dei credenti iraniani non fanatici pensa che tutti questi hadith del Corano non siano reali!

Pensano che l’Islam si limiti alle preghiere, al digiuno e all’aiuto ai poveri che avevano imparato dalla loro santa nonna. Essi non hanno idea di cosa sia il vero islam e quando si confrontano con questa cruda realtà la rifiutano. Quando una persona fa notare questi passi terrificanti dicono: “Queste sono sciocchezze inventate dai mullah per mantenere il potere e dare ai loro crimini una patina di religiosità. Ma il profeta Maometto e gli imam del suo tempo non erano così, erano brave persone!”.

Purtroppo noi mediorientali non siamo persone amanti della ricerca e non ci preoccupiamo di cercare prove o documenti. Noi siamo gente che crede alla mitologia, alle dicerie, invasi da un pio desiderio. Io però ho sempre voluto conoscere la verità e non ho mai voluto ingannare me stessa. A scuola cercavo veramente di studiare il Corano e più leggevo e mi informavo, più pensavo che fosse una religione terribile e confesso che all’epoca sapevo meno della metà delle cose che conosco ora.

Ad ogni modo, mentre stavo diventando sempre più disillusa dall’Islam entro in rapporto con una mia compagna di classe, che è ancora oggi una delle mie migliori amiche. La giovane proveniva da una famiglia di comunisti. Suo padre aveva speso oltre 10 anni in prigione ed era stato rilasciato pochi mesi prima del nostro incontro. È inutile affermare che le idee della sua famiglia l’avevano influenzata fino a farla diventare atea e dopo il nostro incontro queste idee avevano fatto presa anche su dime. In breve tempo ho perso la mia fede in Dio e questa circostanza ha caratterizzato la maggior parte degli anni della mia adolescenza.

All’età di 17 anni ho vissuto un’esperienza soprannaturale, una sorta di epifania, ma il suo significato l’ho scoperto solo dopo aver letto i Vangeli. Una notte mi è apparsa in sogno Gesù Cristo in Croce e in quel momento ho compreso che Dio desiderava che divenissi cristiana. E senza troppe esitazioni ho obbedito. Al mio risveglio intorno alle 8 del mattino ho compreso che dovevo cercare subito una copia della Bibbia. Purtroppo il libro è considerato una lettura proibita in Iran e Teheran è una città enorme. Trovare una Bibbia nella capitale iraniana è come cercare un ago in un pagliaio. La mia prima mossa è stata quella di visitare la locale chiesa armena. Essi sono una minoranza cristiana che da secoli vive alla stregua di dhimmi, tollerata, ma senza diritti. Gli armeni hanno la loro lingua e loro tradizioni cristiane. Una volta davanti all’edificio decido di entrare. Un inserviente si avvicina verso di me parlando in armeno, ma io non capisco una parola. Rispondo in farsi e gli dico: “Buon giorno, mi chiedevo se per caso avevate una Bibbia in lingua farsi da vendere?”. L’uomo capisce che sono musulmana e inizia ad agitarsi e mi dice di andarmene via subito.

A quel tempo non sapevo quanto fosse rischioso per lui avere anche solo una conversazione con una musulmana come me e quanto accaduto mi aveva profondamente offeso, soprattutto perché non era stato cortese da parte sua cacciarmi in malo modo dalla chiesa. Dopo però ho scoperto cosa accade agli armeni che condividono la loro fede con i musulmani. Mentre uscivo dalla chiesa, vicino al cortile un giovane aveva ascoltato la mia conversazione inizia a chiamarmi sottovoce: “psss, hei! Vieni qui”. Io mi sono avvicinata e il ragazzo mi mette un pezzo di carta in mano. In un primo tempo momento hgo pensato che avesse voluto darmi il suo numero di telefono per uscire con me. Invece una volta vicino a lui mi dice: “Questo è l’indirizzo di un luogo in cui puoi trovare una Bibbia in farsi”. Dopo queste parole è fuggito. Io ho guardato l’indirizzo e per fortuna l’area indicatami dal ragazzo era a pochi isolati dalla chiesa armena. Per me era fantastico, infatti da adolescente ogni volta che uscivo di casa dovevo sempre tornare entro mezzogiorno. Una volta giunta all’altezza dell’indirizzo ho notato qualcosa di veramente strano. Il luogo era situato nel centro di Teheran e anche se erano già le 10,30 del mattino di un giorno infrasettimanale era completamente deserto. Il posto era una specie di libreria, ma vi erano chiari segni che fosse rimasto chiuso per diverso tempo. I libri esposti in vetrina erano tutti molto consunti e le copertine ingiallite dal sole e tutto era coperto di polvere. Dentro di me ho pensato “E’ chiusa. Forse le autorità hanno scoperto che vendeva bibbie e l’hanno chiusa”. Ero molto delusa. Nonostante avessi altre informazioni lasciatemi dal ragazzo era tardi e dovevo tornare a casa. Mentre ero davanti alla vetrina ho iniziato a pregare: “Dio! Volevi che diventassi cristiana e ho fatto tutta questa strada solo per ottenere una Bibbia. Questo negozio è il mio ultimo segno. Se non riesco ad entrare e parlare con i proprietari prima tornare a casa, questa sarà forse la mia ultima possibilità di trovare una Bibbia. Quindi se vuoi veramente che io diventi cristiana devi farmi entrare li dentro, ora! La palla è nella tua metà campo adesso, amen!”.
Subito dopo aver recitato questa preghiera ho notato alcune persone che camminavano per il vicolo dirigendosi verso il negozio. Uno di loro suona al campanello e qualcuno all’interno della libreria apre la porta. Ho pensato: “Questa è la mia occasione!”. Approfittando di questi due uomini entro dentro l’edificio. Una volta all’interno il ragazzo che aveva aperto la porta mi dice “Chi sei?”. Io rispondo: “Un giovane alla chiesa armena mi ha dato il tuo indirizzo e mi ha detto che qui potevo comprare una Bibbia in farsi”. L’uomo mi domanda: “Sei una studentessa di teologia”. “No – ho detto – sono ancora al liceo”. Egli mi risponde in modo contrariato: “Allora non posso venderti la Bibbia. Se vuoi posso darti una copia gratuita del Nuovo testamento se inizi a frequentare i nostri corsi biblici. Ma se desideri leggere il Vangelo puoi anche farlo qua ora, ma non puoi portare il libro a casa. Questa è una misura di sicurezza, tempo fa le autorità non vogliamo che pensino sia una chiesa clandestina”. Al piano interrato delle libreria vi era infatti molti cristiani iraniani (per lo più musulmani convertiti) che si incontravano per pregare e studiare la Bibbia e le Sacre Scritture. Io semplicemente non potevo credere a miei occhi! Per me era un miracolo! Mi ero svegliata alla mattina alle 8,00 con l’intenzione di trovare una Bibbia nella megalopoli di Teheran e alle 11,00 del mattino, tre ore dopo, non solo avevo una copia del Nuovo Testamento in mano, ma avevo trovato anche una piccola comunità segreta di cristiani!”.

Sono rimasta nella libreria per qualche tempo ancora giusto per leggere un pezzo del Vangelo prima di ritornare a casa dato che era ormai molto tardi. Ero scioccata dalla somiglianza con i testi dei vangeli e quanto avevo visto nel mio sogno e il mio stupore nel leggere che la chiamata sentita dai discepoli di Gesù era stata molto simile alla mia: “Vieni e seguimi, ti farò pescatore di uomini!”. Quando ho letto questa frase mi sono semplicemente commossa!

In seguito sono andata in quella chiesa clandestina ogni volta che avevo una scusa buona per uscire di casa. Lì frequentavo le lezioni sulla Bibbia. Alcuni di loro mi avevano raccontato che pochi anni prima due dei pastori erano stati uccisi da alcuni sgherri collegati al regime. Uno di loro, che era armeno, era stato picchiato a morte in strada mentre si dirigeva verso la sua abitazione. L’altro, un musulmano convertito, era stato invece rapito (probabilmente per convincerlo a ritornare all’Islam) alcuni giorni dopo la sua scomparsa alcune persone aveva trovato il suo cadavere in un fosso situato nei pressi della libreria.

Questi fatti sono avvenuti nel 1990 quando i cristiani subivano molte meno restrizioni rispetto ad oggi. Per decenni il governo non ha mai cercato di scovare i cristiani e tanto meno i convertiti all’Islam. Alcuni venivano scoperti per caso oppure per loro stessa ammissione, ma in quegli anni se una persone era attenta e manteneva la sua fede in segreto non avrebbe mai attirato i sospetti del governo.

Oggi la situazione è molto diversa. Alcuni iraniani cristiani mi hanno raccontato che ora il servizio segreto del regime ha iniziato ad infiltrarsi all’interno delle chiese domestiche. I suoi membri si fingono cristiani e quindi i veri credenti hanno paura anche ad incontrarsi in casa per pregare temendo di essere denunciati. Le pene per chi viene scoperto sono molto dure. Questa nuova ondata di persecuzione è iniziata con Ahmadinejad, ma è il presidente “moderato” Hassan Rouhani non sta facendo nulla per fermarla!

Passati alcuni mesi dal primo incontro con la chiesa clandestina ho deciso di confidare la mia conversione a miei genitori. Come ho già detto loro erano laici, non credenti. Non hanno mai professato le preghiere musulmane e tanto meno rispettato il digiuno del Ramadan. Quando ha sentito che mi ero convertita al cristianesimo la reazione di mio padre è stata alquanto mite. Lui pensava che questa fede fosse altrettanto assurda quanto le altre religione, ma se era quello che mi teneva a galla allora lui era con me. La sua unica raccomandazione era quella di evitare di farmi scoprire, ma oltre a questo non volle sapere nulla di più. Diversamente da mio padre, mia madre, che è una persona dal carattere forte, non poteva accettare così facilmente! Ha iniziato a farmi pressione, non perché fosse una musulmana osservante, ma perché era convinta che la mia conversione al cristianesimo fosse un comportamento folle, pericoloso, imprudente, e fuori controllo. Pensava che mettersi in pericolo per qualsiasi religione fosse una follia!

Così, dopo la mia confessione, mi seguiva ogni volta che uscivo di casa. In un’occasione mi ha pedinato anche ad uno degli incontri nella chiesa domestica. Giunta davanti alla porta d’ingresso aveva affrontato il pastore gridando: “Come osi mettere giovani e persone in pericolo?”. Povero pastore! Lui cercava gentilmente di calmarla e di spiegarle che lei non aveva il diritto interferire nelle mie scelte se io volevo cercare il Signore. Ma mia madre non voleva sentire ragioni! Così dopo aver gridato, imprecato e minacciato il pastore mi prese e mi ha portato via da lì! La cosa mi ha fatto molto, molto male.

La goccia che ha fatto traboccare il vaso è stata la scoperta del mio amore per un ragazzo che frequentava la nostra chiesa sotterranea. Infatti oltre a molti ex-musulmani, vi erano molti armeni che stanchi della loro chiesa tradizionale erano stati attirati da un cristianesimo più attivo. Molti di loro volevano condividere la loro fede con i musulmani. Io mi ero innamorata di uno di questi giovani, che era uomo dolce, intelligente e bello e mi piaceva molto.

In qualche modo mia madre aveva scoperto chi era, il suo indirizzo e il suo numero di telefono, senza chiedermi nulla. A mia insaputa gli ha telefonato invitandolo a prendere un caffè per parlare. In quella riunione lo ha minacciato intimandogli di stare lontano da me, altrimenti lo avrebbe denunciato alla polizia religiosa, sostenendo che stava seducendo una giovane vergine musulmana.
Lui ha ignorato per un certo periodo quelle minacce e senza che lui mi disse abbiamo continuato a frequentarci. Tuttavia mia madre ha ripreso a minacciarlo, andando fino casa dei suoi genitori che vivevano nel quartiere armeno, intimandoli di lasciarmi stare, altrimenti sarebbe andata dalle autorità religiose, che avrebbero catturato il loro figlio.

Dopo questo episodio il mio ragazzo mi ha lasciato. Lui aveva paura e non mi ha mai confessato le ragioni che lo avevano portato a rompere con me. Io non riuscivo a comprendere cosa fosse accaduto e perché aveva agito così spezzandomi il cuore. Lui era il mio primo amore e non potevo immaginare di vivere senza di lui. Alla fine un amico comune mi ha rivelato la verità e del ruolo di mia madre nella sua decisione.

Sapere quanto mia madre aveva fatto mi ha devastato. Non ci potevo credere! Mia madre! Mia madre che non era nemmeno credente si era recata da una minoranza religiosa, minacciando i loro membri usando lo stesso metodo di quel regime dittatoriale e oppressivo islamico!

Nella mia vita mai avrei pensato che lei sarebbe stata capace di cadere così in basso, di avere un atteggiamento così terribile! Questo evento ha preso la mia verginità spirituale lasciandomi devastata e delusa. Non potevo immaginare che il regime potesse trasformare anche la mia famiglia! Odiavo l’Islam che porta anche le persone non credenti a trasformarsi in gente ignobile!

Da quel momento il rapporto con mia madre è cambiato completamente. Lei non mi ha mai chiesto scusa per come aveva agito in quell’occasione e ancora oggi pensa di aver fatto tutto questo per il mio bene, un male necessario. A causa di questi avvenimenti sono piombata in una profonda depressione, sentendomi senza speranza.


Nonostante tutto vi era comunque un barlume di luce. Durante la guerra con l’Iraq la mia famiglia aveva fatto richiesta per ottenere la Carta verde negli Stati Uniti attraverso il fratelli di mio padre. Dopo oltre un decennio il governo di Washington acconsentì al ricongiungimento. In quel periodo però mio padre e mia madre non erano interessati a lasciare il Paese. Mio padre aveva un buon lavoro e non voleva abbandonarlo così mandarono me e mia sorella a vivere negli Stati Uniti con i nostri parenti.

Lasciare l’Iran è stata una delle cose migliori che mi sono accadute nella vita. Una volta in America ho iniziato a lavorare per alcuni studi di grafica e a praticare liberamente la mia fede cristiana. Lì ho incontrato mio marito di origini finlandesi. Dopo alcuni anni ci siamo sposati e trasferiti in Finlandia dove ora viviamo insieme ai nostri tre figli. In questo nuovo Paese frequento una chiesa cristiana composta soprattutto da stranieri fra cui anche due iraniani e molti altri musulmani convertiti, tutti con storie interessanti e toccanti.

Purtroppo credo che l’Islam causi un trauma psicologico a tutte le persone che vivono in quella cultura che pur non essendo credenti per paura agiscono come veri credenti in caso di pericolo! Come emerge di fatto dalla mia storia. Io penso che l’unico antidoto a questa situazione terribile sia Gesù Cristo! Purtroppo in molti non sono d’accordo con questa visione e fino a che l’occidente continuerà a respingere la sua identità cristiana non avrà alcun strumento per arginare il dilagare dell’islam più radicale che penetra in Europa e nel mondo occidentale attraverso gli immigrati che in molti casi agiscono come dei veri invasori. Solo un ritorno ai nostri valori cristiani è in grado di salvare l’Europa!

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