Iraq: il silenzioso sterminio dei “Cani Cristiani” :: Middle East Forum

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di Raymond Ibrahim
24 aprile 2011

Pezzo in lingua originale inglese: The Silent Extermination of Iraq’s ‘Christian Dogs’
Traduzioni di Paolo Mantellini

La scorsa settimana un Saggio musulmano ha promulgato una fatwa che, tra varie barbarie, afferma che “è lecito versare il sangue dei Cristiani Iracheni”. A parte l’esplicita esortazione, la fatwa è pure pleonastica. Anche se l’attacco dello scorso Ottobre a una Chiesa di Baghdad che provocò la morte di circa 60 Cristiani è ben nota – avendo ricevuto anche qualche interesse da parte della grande stampa – la realtà è che la vita dei Cristiani in Iraq è stata un vero inferno da quando l’esercito Americano ha abbattuto l’ultimo Saddam Hussein nel 2003. Oltre varie altre atrocità, le decapitazioni e le crocifissioni di Cristiani non sono eventi rari; messaggi del tipo “Cani Cristiani, andatevene o morirete” sono all’ordine del giorno. Gli islamisti considerano la Chiesa come “un osceno nido di pagani” e minacciano di “sterminare i Cristiani Iracheni“. John Eibner, CEO di Christian Solidarity International, ha riassunto molto bene la situazione in una recente lettera al Presidente Obama:


Un Iracheno si dispera al funerale di due suoi fratelli, uccisi perché erano Cristiani
(CLICCARE SULL’IMMAGINE PER INGRANDIRLA)


La minaccia di sterminio non è una vuota intimidazione. Dalla caduta del regime di Saddam Hussein, oltre la metà della popolazione Cristiana del paese è stata costretta a rifugiarsi all’estero o vivere lontano dalla propria residenza, come IDP (internally displaced people = rifugiati interni) per le violenze dirette contro di loro. Secondo la “Hammurabi Human Rights Organization”, sono stati uccisi oltre 700 Cristiani, inclusi Vescovi e preti, e sono state fatte saltare 61 Chiese. Sette anni dopo l’inizio dell’operazione “Iraqi Freedom”, l’Arcivescovo Cattolico di Kirkuk, Louis Sako, riferisce: “Chi non è musulmano in Iraq è un cittadino di seconda classe. Spesso è indispensabile convertirsi oppure emigrare, altrimenti si rischia di essere uccisi”. Questa violenza anti-Cristiana è sostenuta da una diffusa cultura di egemonismo islamico che si estende molto al di là di chi preme il grilletto e fa scoppiare le bombe.


La grande ironia, ovviamente, è che la ersecuzione dei Cristiani è aumentata in modo esponenziale sotto l’occupazione Americana. Come ha affermato uno dei più alti esponenti del Vaticano, i Cristiani “paradossalmente, erano più protetti sotto la dittatura ” di Saddam Hussein.

Come si spiega che, sotto Saddam, che era famoso per i suoi abusi in tema di diritti umani, i Cristiani stavano molto meglio di come stanno oggi, sotto un governo democratico, sponsorizzato dall’America, così filantropica, che potremmo anche definire “Cristiana“?

Come un antico califfo di Baghdad, sembra che Saddam Hussein si sia servito dei più colti ed istruiti Cristiani, che non erano un rischio per il suo potere, come il suo stretto collaboratore Tariq Aziz. Inoltre, dato che manteneva un coperchio ben chiuso sopra gli islamisti del suo paese – che lo odiavano come un apostata laico, non meno di quanto odiassero i Cristiani – questi ultimi ne traevano un indiretto vantaggio.

Al contrario, dando potere “al popolo” gli Stati Uniti, senza volerlo, hanno distrutto la minoranza Cristiana dell’Iraq. Proteggendo ingenuamente i valori occidentali presso i musulmani, la dirigenza Americana continua a ritenere che il “potere del popolo” naturalmente sfocerà in una società liberale ed egualitaria – non ostante tutte le evidenze contrarie. Il fatto è che, nel mondo Arabo/islamico, il “governo della maggioranza” tradizionalmente significa il dominio della tribù o della setta più grande; sempre di più significa “dominio islamista”.

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