Iraq, Vegliò dal Papa: «Onu ed Europa fanno poco» – Vatican Insider

Il colloquio a Santa Marta. «I problemi italiani sono gravi, però sempre più piccoli di quelli che ha questo povero popolo iracheno che scappa per non essere sgozzato»

Domenico Agasso jr
Torino

 

Il dramma della popolazione irachena che fugge per le violenze dei jihadisti del cosiddetto Stato islamico è stato al centro del colloquio privato, a Casa Santa Marta, tra papa Francesco e il cardinale Antonio Maria Vegliò, presidente del Pontificio Consiglio della Pastorale per i Migranti e gli Itineranti. Per il Papa – ha riferito Vegliò a Radio Vaticana – la Chiesa è chiamata a essere in prima linea nella difesa dei più deboli: «Deve aiutare proprio quelli che hanno più bisogno. La Chiesa che è per i poveri e per quelli che non hanno voce deve essere presente e non dobbiamo mai stancarci di dire queste cose», sottolinea Vegliò.

 

Gli sfollati dell’Iraq hanno «bisogno non solo delle preghiere: la preghiera è importante, ma non basta», hanno «bisogno di aiuti, che la comunità internazionale se ne prenda in carico».

«Io li chiamo sfollati e rifugiati – spiega – perché scappano via, perché se rimangono nei loro luoghi di origine vengono uccisi. Ora, di fronte ai drammi di queste persone non riesco a capire come si possa dire – come è stato detto: “Rimandiamoli nel loro Paese”. Ma, dico, il cervello che ragiona, può dire a uno che è scappato da un paese nel quale l’avrebbero ammazzato, “Torna al Paese tuo?”. Io credo manchi non solo l’umanità, ma anche l’intelligenza: mi dispiace dover dire questo». «E poi – prosegue – è gente che soffre: lascia tutto, scappa via… E non solo in Iraq. Adesso l’Iraq è la punta dell’iceberg, perché vi è la situazione più spaventosa: ci sono uccisioni, stragi con le maniere barbare che sappiamo, che abbiamo visto».

 

«Giustamente il Papa – afferma ancora Vegliò – ha detto: “Noi non possiamo chiudere gli occhi, non possiamo far finta che non succeda nulla”, perché sarebbe la stessa cosa di quando Hitler ammazzava gli ebrei e dopo molti hanno detto: “Ah, no, no: noi non sapevamo nulla!”: tutta ipocrisia, bisogna fare qualche cosa».

 

In questa situazione «la comunità internazionale fa molto poco – denuncia Vegliò – cioè l’Onu e anche un po’ l’Europa che è più vicina, anche geograficamente parlando, a questi Paesi. Secondo me, l’Europa dovrebbe avere un po’ più di sensibilità. Purtroppo, in Europa abbiamo tanti di quei problemi, per cui egoisticamente parlando uno pensa a se stesso e pensa poco agli altri. Però, se pensiamo ai problemi nostri – “nostri” dico come italiani – che sono gravi, per carità, perché l’economia non va bene, il lavoro in molti non ce l’hanno, però sono sempre problemi relativamente più piccoli di quelli che ha questo povero popolo iracheno che scappa per non essere sgozzato».

 

«Io mi auguro che l’Europa – aggiunge – qualche Paese ha già incominciato a farlo, sia sensibile, dia loro possibilità di essere accolti nei propri Paesi, Germania, Francia, Inghilterra, Italia, Spagna: tutti Paesi ricchi rispetto a questi poveracci!, io mi auguro che lo facciano anche dietro la spinta della Chiesa», ha continuato il cardinale Vegliò.

 

Non si può pensare però che un Paese possa risolverlo tutto da solo: «Veda per esempio l’Italia. E sono contento che anche in Europa sia stato un po’ recepito il problema italiano con la questione del Mare Nostrum, del Frontex plus… Ora, ecco: noi lavoriamo dove possiamo lavorare, sperando che anche la gente sia sensibile a questi problemi».

Fonte: Iraq, Vegliò dal Papa: «Onu ed Europa fanno poco» – Vatican Insider.

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