Irlanda: aborto, matrimonio gay, propaganda e… Soros! – Notizie Pro Vita

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In Irlanda, fino a pochi mesi fa, il popolo aveva ancora convinzioni (non per forza atteggiamenti) di matrice cattolica: aborto, matrimonio gay e altre simili derive moderne non trovavano grande appiglio…

Poi però, complice la globalizzazione e le pressioni politiche ed economiche esterne, anche l’Irlanda ha cominciato a piegarsi al cosiddetto “progresso”: nel 2015 è arrivato il «» al matrimonio gay e per la tarda primavera del 2018 è previsto un referendum per abrogare l’VIII emendamento della Costituzione, secondo il quale il bambino in pancia è cittadino irlandese ancor prima di nascere e gode degli stessi diritti della madre (si veda il referendum del 1983). Una donna che abortisce in Irlanda, ad oggi, può essere condannata fino a 14 anni di carcere.

Questo referendum sull’aborto va ben oltre i confini della verde Irlanda e chiama in causa logiche di potere internazionale, come dimostra chiaramente l’interessamento di Amnesty International e del magnate George Soros alla questione. Infatti, «a beneficiare – si leggeva su La Verità del 12.12.2017, p. 13 – dei  soldi del finanziere e speculatore Soros è stata anche “It’s time”, la campagna di Amnesty International in favore della legalizzazione dell’aborto in Irlanda […]. La fondazione Open Society di Soros ha infatti versato una cifra che si aggira attorno ai 150.000 dollari (circa 127.000 euro) alla sezione irlandese di Amnesty che si sta battendo per rendere meno restrittiva la legge sull’interruzione di gravidanza».

Una “donazione”, questa di Soros, che è stata tracciata dall’ente governativo SIPO (Standard in pubblic office commission) e che ha posto Amnesty sotto accusa: appunto per evitare ingerenze esterne, non sarebbe infatti lecito ricevere finanziamenti per “scopi politici” superiori ai 100 euro da parte di enti che non hanno sede sul territorio irlandese. Questi fatti sono stati resi pubblici grazie alla segnalazione e al lancio di una petizione in merito da parte di CitizenGo, che ancora una volta – come già era successo con il bus della libertà – si scontra faccia a faccia con il finanziare ungherese della Open Society.

Pensare che Soros non fosse a conoscenza di questa normativa è ridicolo, anche visto che Colm O’Gorman, direttore esecutivo di Amnesty Irlanda, ha già dichiarato che non rispetterà le istruzioni della SIPO e che andrà avanti con la campagna “It’s time. Come dire: l’ideologia – sia pro-morte o pro-LGBT – non conosce regole e confini di sorta.

Per comprendere meglio le logiche che sottostanno al coinvolgimento di Soros nell’Isola Smeralda e il potere della propaganda, riprendiamo un articolo apparso sulla rivista mensile Notizie ProVita nel luglio del 2015, p. 28.

Redazione

Propaganda: la sconfitta della ragione

Torniamo brevemente a riflettere sul referendum del maggio 2015 in Irlanda, esempio eclatante del potere della propaganda.

Fino a poco tempo fa il matrimonio omosessuale era stato introdotto attraverso azioni quasi sovversive della magistratura cui si rivolgevano le coppie omosessuali, in cerca di legittimazione, che erano riuscite a individuare il percorso utile per bypassare l’ostilità popolare sul tema e, quindi, anche quell’azione politica che in teoria dovrebbe normare i rapporti sociali e rappresentare la volontà popolare.

In Irlanda, per la prima volta, è stato un referendum popolare a sancire la legittimità delle nozze gay, quindi la maggioranza di coloro che si sono recati alle urne ha ritenuto opportuno eliminare questo steccato posto in essere a salvaguardia della famiglia naturale fin da quando l’uomo si è affacciato sulla terra.

Com’è potuto accadere? Cos’ha convinto la maggioranza della popolazione irlandese che, in fondo, non c’è nessuna differenza se a scambiarsi l’anello nuziale sono un uomo e una donna, oppure se sono due persone dello stesso sesso? La risposta è una sola: la propaganda.

La propaganda è quel fattore potente che si fa subentrare quando si decide di accantonare la retta ragione, quella ragione che risponde solo al principio di realtà e non contraddizione e che non rispetta il volere del singolo.

Edward Bernays, nipote di Sigmund Freud, ha spiegato molto bene a cosa serve la propaganda: «La manipolazione cosciente ed intelligente delle abitudini organizzate e delle opinioni delle masse è un elemento fondamentale nella società democratica. Coloro che manipolano i meccanismi nascosti della società costituiscono un governo invisibile che rappresenta il vero potere del paese». (Propaganda del 1928).

La propaganda è un’arma seduttiva che agisce soprattutto sulle menti ineducate e semplici. Sembra che sia stato il voto dei giovani a far virare il consenso irlandese verso una méta che era stata già predeterminata da quelli che fanno accadere gli eventi per seguire le indicazioni indicate da Nicholas Butler, che sembra essere in perfetta sintonia con Edward Bernays. Nicholas Butler, che è stato membro del Council on Foreign Relations (CRF), presidente della Columbia University, capo del British Israel e premio Nobel per la pace nel 1931, era solito dire che al mondo esistono tre categorie di persone: un piccolo gruppo che fa accadere le cose, un altro un po’ più grande che sovrintende alla loro esecuzione e infine la stragrande maggioranza che non saprà mai quello che in realtà è accaduto.

I giovani sono sempre le persone più facili da convincere, non hanno grande conoscenza, non hanno esperienza, tendono a dar credito a quanto è loro detto perché si fidano e, soprattutto, non hanno ancora imparato a usare la ragione in modo autonomo. I giovani sono facile preda della propaganda.

Propaganda finanziata prevalentemente da fondi pubblici che abili manipolatori riescono a far scivolare nei bilanci dello Stato con le sigle più varie, accattivanti e meritevoli di attenzione e rispetto: la non discriminazione, la lotta alla violenza contro le donne, l’uguaglianza, la libertà e la fraternità.

Anche se alla base della vittoria irlandese ci sono sempre gli aderenti alla triplice, Liberté, Égalité e Fraternité, in questo caso non possono certo vantarsi di aver messo la dea Ragione alla base della loro azione politica. Quello che è uscito dalle urne irlandesi è il frutto di una martellante campagna propagandistica portata avanti nei mezzi di comunicazione, a spese dei contribuenti.

Ed è soprattutto la sconfitta della ragione, quella con la “R” semplice che vuole solo essere rispettata e non divinizzata.

La Rosa Bianca

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