Irlanda, i vescovi e la legge sull’aborto: “Moralmente inaccettabile” – Vatican Insider

Nonostante l’opposizione della Chiesa il Paese ha detto un primo sì alla legalizzazione dell’interruzione di gravidanza anche se per casi limitati

Alessandro Speciale

Malgrado la strenua opposizione della Chiesa cattolica, l’Irlanda ha detto un primo, storico sì alla legalizzazione dell’aborto in alcuni, limitati casi. Un voto favorevole atteso, quella della Camera bassa del Parlamento di Dublino, che arriva sull’onda lunga dell’indignazione popolare per il caso di Savita Halappanar.

La donna, una dentista 31enne di origine indiana, è morta lo scorso ottobre di setticemia nell’ospedale universitario di Galway, dopo che i dottori le avevano negato un’interruzione di gravidanza alla 17esima settimana. I medici sapevano che stava per abortire spontaneamente ma si erano rifiutati di rimuovere il feto perché il suo cuore continuava a battere.

Per ottenere il primo sì all’aborto il premier conservatore Enda Kenny ha dovuto fronteggiare una rivolta all’interno del suo partito, Fine Gael, e ha dovuto cercare una soluzione di compromesso per conquistare una maggioranza di 127 voti alla Camera, mentre 31 deputati irlandesi hanno votato contro.

Il ‘Protection of Life During Pregnancy Bill’ consente l’interruzione di gravidanza ma con tutta una serie di restrizioni: è possibile solo quando, secondo il parere unanime di tre medici, la vita della madre è in pericolo, anche quando c’è il rischio di suicidio.

I vescovi hanno cercato, anche se senza successo, di bloccare una legge che porterà un “cambiamento drammatico e moralmente inaccettabile” nella cattolica Irlanda, rendendo “legale l’uccisione volontaria diretta di un bambino non ancora nato”.

Secondo il governo era però necessario agire. Nel 1992 la Corte Suprema di Dublino ha stabilito che il divieto dell’aborto previsto nella Costituzione irlandese prevede una sola eccezione: nei in cui fosse “reale e sostanziale” il rischio per la vita della partoriente. L’Irlanda, però, non ha mai approvato una legge per chiarire in concreto quali fossero questi casi e, per il vuoto legislativo, è finita nel 2010 nel mirino della Corte europea dei diritti dell’uomo. Si calcola che ogni anno circa 6mila donne irlandesi vanno ad abortire nel Regno Unito.

Nell’imminenza del voto, il primate d’Irlanda, l’arcivescovo di Armagh cardinale Seán Brady, aveva puntato il dito contro la “incostituzionalità” della legge, che introdurrebbe un “regime molto più liberale” del divieto assoluto previsto dalla Costituzione.

Molti dubbi ha suscitato anche la cosiddetta “clausola del suicidio”: per Brady, “non esiste alcuna prova medica che dimostri che l’aborto sia la cura più adatta per le future madri con pensieri suicidi”. Infine il cardinale ha criticato l’assenza, nel testo, di qualsiasi riferimento all’obiezione di coscienza degli operatori sanitari coinvolti, fatto che viola un altro diritto fondamentale garantito dalla Costituzione.

Ora la legge dovrà superare altri passaggi prima di entrare in vigore: alla Camera Alta l’iter dovrebbe essere più rapido, avendo qui il governo una maggioranza più larga, ma sarà poi necessario anche il via libera del presidente laburista Michael D. Higgins, che potrebbe anche rinviare la legge alla Corte suprema per verificarne la costituzionalità.

Fonte: Irlanda, i vescovi e la legge sull’aborto: “Moralmente inaccettabile” – Vatican Insider.

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