J’ACCUSE/ La strage di cristiani in Nigeria è anche figlia della nostra indifferenza

mercoledì 26 dicembre 2012

Il Santo Natale in Nigeria è stato ancora il tempo del martirio. É una tragedia per tutti. Una condanna per noi. Ma anche qualcosa che siccome somiglia al sacrificio di Gesù, porta benedizioni, non so come, ma è così.
I fatti. Nel Nord della Nigeria, nello Stato di Yobe, un gruppo di uomini armati ha attaccato poco dopo la mezzanotte una chiesa uccidendo, durante la Messa della Luce, sei persone tra le quali il sacerdote. Poi i carnefici hanno appiccato il fuoco al tempio. Doveva essere un’altra la Luce, nelle attese di questa povera gente, fratelli nostri. É accaduto al villaggio di Peri, nei pressi di Potiskum, capitale economica dello stato di Yobe, a maggioranza musulmana. Gli autori di questo assassinio?
In attesa di rivendicazione, c’è poco da sbagliarsi nell’indovinare che ideatori ed esecutori fanno capo alla banda di Boko Haram, affiliata di Al Qaeda.
Le notizie non erano ancora arrivate in piazza san Pietro, ma era come se il Papa lo presentisse. Durante il tradizionale messaggio natalizio ai fedeli di piazza San Pietro, Benedetto XVI ha lanciato un appello per la pace, e il pensiero è finito in Africa: “Il Natale di Cristo favorisca il ritorno della pace nel Mali e della concordia in Nigeria, dove efferati attentati terroristici continuano a mietere vittime, in particolare tra i cristiani”.
La strage alla Messa della Vigilia era fin troppo prevedibile come ho facilmente anticipato in Commissione Esteri della Camera martedì scorso. Ho proprio detto queste parole, dinanzi a un costernato e attento Staffan de Mistura, sottosegretario agli Esteri. Siamo al terzo Natale.
1) 24 dicembre 2010. Due chiese cristiane colpite nei dintorni di Maiduguri e quattro bombe esplose in due quartieri cristiani a Jos.

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