Kennedy e i “cattolici adulti”

Cinquant’anni dopo la sua tragica morte nell’attentato di Dallas, in Texas, l’eredità politica, culturale e morale del presidente degli Stati Uniti John F. Kennedy (1917-1963) è ancora ampiamente controversa.

Una retorica tanto pervasiva quanto spesso superficiale, diffusa soprattutto nel mondo cattolico, lo saluta condiscendente ‒ ma senza mai entrare davvero nel merito ‒ come il “primo presidente cattolico americano”, facendo di questa definizione un passepartout per varcare ogni soglia senza credenziali ulteriori.

Ora, che Kennedy lo sia stato è evidentemente fuori di dubbio: ma pure lo è il fatto che Kennedy abbia voluto prendere pubblicamente le distanze da ogni implicazione sociale, politica e culturale del cattolicesimo [linkare a: http://lanuovabussolaquotidiana.it/it/articoli-kennedy-il-primo-cattolico-adulto-7786.htm]. Giudicare la fede personale dell’uomo Kennedy non è certo compito degli storiografi e degli analisti politici, e nemmeno lo è dei suoi correligionari, comunque essi valutino il Kennedy presidente. Ma sforzarsi di comprendere e in certa misura di definire quale sia stata la cifra della cultura politica del presidente assassinato non solo è lecito, ma è anche doveroso; e questo a maggior ragione se, oltre a legittimissimi interessi di carattere strettamente storiografico e politologico, si ha a cuore l’incarnazione del cattolicesimo in una cultura organica e quanto più possibile coerente con la dottrina, anche sul piano politico.

È infatti esistito ‒ ed esiste ‒ un “kennedysmo” da intendersi come la pratica politica, con buone dosi però di formulazione pure teorica, dell’irrilevanza pubblica di un cattolicesimo magari anche profondamente sentito sul piano personale; dell’impermeabilità tra fede personale e cultura pubblica; della positiva paralisi della fede nel giudicare anche l’azione politica, che peraltro così si vota inesorabilmente a rovesciarsi nel proprio contrario: un’azione politica esclusivamente individuale che si accompagna a una scelta di fede solo intimistica. Una “scelta religiosa”, insomma, che, espungendo volontariamente per esempio la politica dalla signoria esercitata da Cristo su tutte le cose, finisce per rendere innocua l’Incarnazione stessa. In 50 anni di “mitografia”, dell’uomo Kennedy qualcuno ha semmai rilevato imbarazzanti comportamenti privati (che in questo modo sono però stati resi pubblici), ma raramente il giudizio ‒ anzitutto in ambito cattolico ‒ ha riguardato il “kennedysmo” dello stesso presidente Kennedy. E così, nel tempo, con Kennedy e oltre Kennedy, in una parte del mondo cattolico statunitense il “kennedysmo” ha prodotto una “scuola” che ha sviluppato l’originaria impermeabilità tra fede privata e cultura pubblica in una opposizione aperta, come dimostrano i casi eclatanti dell’attuale Segretario di Stato John F. Kerry, dell’ex presidente della Camera federale dei deputati Nancy Pelosi e del defunto senatore Ted Kennedy (1932-2009), fratello minore del presidente ucciso mezzo secolo fa, tutti cattolici e tutti smaccatamente favorevoli all’aborto, tanto da suscitare la dura reazione di Papa Benedetto XVI [linkare a : http://chiesa.espresso.repubblica.it/articolo/7055]. Perché, se il “kennedysmo” pratica e spesso teorizza l’astensione dalla difesa dei “princìpi non negoziabili” in nome di una implicita “ragion di Stato” superiore, alla fine traligna anche su questioni più lecitamente negoziabili ma non per questo svendibili, smarrendo il nesso strutturale che, pur dinamico, lega non-negoziabile e negoziabile in modo mai banale.

Un recentissimo e provocatorio studio del giornalista e storico neoconservatore Ira Stoll, Kennedy, Conservative (Houghton Mifflin Harcourt, Boston 2013) [linkare a: http://www.lintraprendente.it/2013/11/kennedy-il-conservatore-piu-simile-a-reagan-che-a-roosevelt] rompe per esempio in modo efficace la cappa di conformismo sull’ex presidente americano, documentandone la moderazione soprattutto in materia fiscale e ricordando che il suo anticomunismo non è stato inferiore a quello della media dei presidenti statunitensi. Ma, mezzo secolo dopo, di questo coté inedito ‒ o dimenticato ‒ del presidente Kennedy, che teneva a distinguersi dall’uomo Kennedy, non è rimasto più nulla, e così quei “cattolici adulti” che dentro e attorno al Partito Democratico hanno fatto strame dei “princìpi non negoziabili” si sono fatti, anche su un terreno più negoziabile, alfieri dell’invadenza statalistica più smaccata.

Non tutto il cattolicesimo politico statunitense però è “kennedysmo”, come bene testimoniano ‒ per non fare che i nomi più in vista ‒ l’ex candidato alla vicepresidenza federale nel 2012 Paul Ryan [linkare a: http://lanuovabussolaquotidiana.it/it/articoli-la-dottrina-sociale-della-chiesa-secondo-paul-ryan-7564.htm] e l’ex candidato alla elezioni primarie del Partito Repubblicano per la presidenza, sempre nel 2012, Rick Santorum, alternativi ai “cattolici adulti” Democratici su questioni sia non negoziabili sia negoziabili.

Fonte: Kennedy e i “cattolici adulti”.

Print Friendly, PDF & Email
Questa voce è stata pubblicata in Americhe e contrassegnata con . Contrassegna il permalink.

I commenti sono chiusi.