La farsa grottesca del “parto gay” e il mercato dei figli-oggetto ~ CampariedeMaistre

di Roberto De Albentiis
Ci mancava solo “la foto che commuove il web” a sconquassare un inizio di luglio già di per sé caldo (per il clima) e stancante (per gli impegni universitari). Parliamoci chiaro, questo non è amore e questa non è genitorialità: strappare un bambino alla propria madre (che, peraltro, in questa vicenda, non è innocente ed esente da colpe, visto che è stata lei stessa ad acconsentire, anche se poi la sua espressione finale non era tanto felice), peggio ancora, ordinarlo e pagarlo in anticipo come fosse un pacco postale, non è amore; fabbricare (perché di questo si parla quando si tratta di fecondazione artificiale, altro che romantico “diritto”!) un bambino e strapparlo al seno materno e renderlo testimonial di una campagna politica non è amore.

 

La genitorialità (sia essa naturale, legittima o di fatto, o adottiva) è funzionale al benessere e alla stabilità della vita e della crescita del bambino; ora, che benessere e che stabilità può esserci se fin dall’inizio sei stato strappato da tua madre e dal suo seno? Qui non si trattava dell’affido di un bambino nato magari da un precedente matrimonio, o dell’adozione di un bambino orfano i cui genitori sono morti: qui la madre è viva (anche se la considero degenere, per aver acconsentito alla vendita e alla cessione del proprio bambino, e l’usare questa terminologia privatistica per quello che è un bambino, una persona, e non un titolo di credito, un mezzo di produzione o un bene) e a lei è stato strappato il figlio. Elton John ha ammesso, a distanza di anni, che il figlio concepito tramite utero in affitto (e anche qui ritorna la terminologia privatistica, come se l’utero e la maternità fossero una casa o un ufficio da dare in locazione) è cresciuto triste e piangente per via dell’assenza della madre. Ultimissime ricerche (Regnerus e Marks, 2011 e 2012) hanno dimostrato che i figli, divenuti poi adolescenti e poi ancora adulti, nati/adottati e cresciuti in queste coppie sono cresciuti male.

Obiettivamente, tornando al caso in questione, strappare dalla propria madre, e prima ancora commissionare, un figlio cos’ha a che vedere con l’amore, i diritti o la lotta alle discriminazioni? Che hanno a che vedere eventuali accordi su convivenza, pensioni e locazioni con questo trattamento riservato, fin dall’origine, al terzo che non è colpevole e che non può difendersi, il bambino?

 

Il bambino è un soggetto di diritto (cfr. gli artt. 29/31 della nostra Costituzione, la “più bella del mondo”, o del Codice Civile, e il testo della l. 184/1983, che indica l’adozione come mezzo per aiutare e soddisfare il bambino e non certo i genitori); in questo modo lo si trasforma in un oggetto di diritto, come fosse un bene qualsiasi (cfr. gli artt. 810 e 832 del Codice Civile) …è amore, questo? Passando da un piano giuridico ad uno più politico e filosofico, questa è pura mentalità capitalistica, per cui tutto e tutti sono merce comprabile e utilizzabile come si vuole, al diavolo di qualsiasi considerazione etica o personale, anche se ammantato a caso con parole come “diritto” e “discriminazione”…

Per inciso, la mia critica alla fecondazione assistita e all’utero in affitto sono universali; il fatto che quella protagonista sia una coppia gay aggiunge poco da questo punto di vista, qui il genere o il sesso, o lo status familiare, non contano: sono tutte pratiche immorali, che mercificano la persona, anche se praticate in costanza di matrimonio, anche se autorizzate da una legge del Parlamento o da una sentenza di una suprema Corte.

A proposito, infine, del leitmotiv “La Rete in festa, la Rete commossa…”, a parte che non si sa da quando la fantomatica “Rete” (“Che è, se magna?” cit.) ha il potere di dare giudizi morali o di fondare la politica e la giurisprudenza, ho deciso di andare a leggermi alcuni commenti: a giudicare dalla contrarietà e anche dalle semplici perplessità espresse, anche da parte di chi è gay-friendly o anche proprio gay, mi viene da pensare, forse, che l’unità di questa fantomatica Rete, stavolta, non c’è stata, e per fortuna…

Fonte: La farsa grottesca del “parto gay” e il mercato dei figli-oggetto ~ CampariedeMaistre.

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