La piccolo comunità cristiana in Turchia, circa 120mila persone, teme il ritorno della violenza che tra il 2006 e il 2010 portò all’omicidio dell’italiano don Andrea Santoro a Trebisonda, ucciso da un estremista al grido di “Allah Akhbar”, a quello del vescovo Luigi Padovese, vicario apostolico dell’Anatolia, assassinato a coltellate dall’autista musulmano ad Antiochia. Venerdi scorso è stato scarcerato anche Erhan Tuncel, sotto processo per l’assassinio a Istanbul sempre nel 2007 del giornalista cristiano armeno Hrant Dink, condannato due anni prima a sei mesi di carcere per “offese all’identità turca”. ”Le nostre vite e quelle delle nostre famiglie sono in grande pericolo, seguiamo questi sviluppi con angoscia” ha scritto l’Associazione delle Chiese protestanti di Turchia sui quotidiani Taraf e Milliyet.
Ankara riconosce ufficialmente le comunità ortodosse greca e armena, non i cattolici. Nel paese c’è ostilità verso il “proselitismo” di altre religioni. E le prossime elezioni amministrative, il 30 marzo, aumentano la tensione. Si temono attentati e il ritorno di quella “campagna di odio” contro i simboli religiosi come è successo lo scorso Natale quando i gruppi nazionalisti islamici hanno preso di mira i simboli della festa cristiana. A Istanbul il 26 dicembre nella piazza Bezayit è stato “circonciso” e poi accoltellato un pupazzo raffigurante Babbo Natale.