La licenza di uccidere o eutanasia, può avvenire attraverso una normativa legislativa, come sta avvenendo in Francia?

Si parla, oggi 2015, con troppa enfasi di fine vita, o come si può intendere eutanasia !

Da notizie dei mass media in Francia si cerca di inserire norme legislative sul fine vita che prevede una nuova serie di diritti per sopprime legalmente i malati terminali .

Naturalmente è intervenuta una protesta cattolica su questa proposta legislativa in speciale modo dal Vescovo di Rennes Pierre d’Ormellas che ha affermato “ nessuna vita umana è e non può essere dichiarata inutile”, riferendosi ad altri due casi già avvenuti .

Ma cos’è il fine vita meglio nota come eutanasia? E’ il procurare intenzionalmente la morte all’individuo, alla persona, al malato la cui vita è compromessa da una patologia disgregante, da una menomazione grave, da una condizione di natura psichica, perché proprio qui il malato non è padrone delle proprie condizioni di salute.

Nell’antichità il vocabolo eutanasia è inteso quale morte dolce, cioè senza sofferenze atroci, mentre oggi viene definita, nel bene o nel male, intervento della medicina diretta ad attenuare i dolori della malattia e dell’agonia.

La parola eutanasia o fine vita, oggi viene intesa, quanto può procurare la morte per pietà, allo scopo di eliminare le sofferenze per bambini anormali, malati terminali, “azioni” definite a non prolungare una vita infelice.

Ma “togliere” la vita per noi cristiani è contro la morale cattolica, contro ogni forma di attivazione di snaturare la vita, per altri è far terminare sofferenze .

In Italia il cammino verso l’eutanasia e la sua eventuale legalizzazione, salvo il ricordo della Germania nazista che ne ha proposto il triste primato, l’ha introdotta la teoria social-liberale con una proposta di legge dell’On. Loris Fortuna. Essa mirava a disciplinare la sospensione delle terapie straordinarie destinate a prolungare inutilmente una vita.

Il diritto a far valere l’affermazione del si e del no all’eutanasia, al di fuori dei singoli avvenimenti, è una manifestazione della volontà che l’uomo ha di se stesso, della vita, della sofferenza, della morte.

Tra legge dello Stato e legge che ogni persona porta nella propria coscienza potrebbe portare alla considerazione che ciò che è ritenuto legale, come la possibile emanazione di una legge sull’eutanasia, come sta avvenendo in Francia, non è morale per l’uomo.

Oggi insiste nella politica l’accanimento terapeutico, che sarebbe una serie di interventi medici sul malato in fase terminale, mentre il testamento biologico è la dichiarazione anticipata di volontà, cioè il consenso informato e l’autodeterminazione del paziente, a garanzia di cure palliative e tutte le terapie del dolore disponibili.

Ma da molto tempo, se ne parla troppo, siamo di fronte ad una superficiale cultura che sottrae alla ragione il perché si soffre e si muore ed è necessario, quasi impellente, affrontare con la logica le motivazioni di ricorso all’eutanasia.

E’ inconcepibile e stranamente contraddittorio che una società come la nostra, che continua a riaffermare, giustamente, il valore della vita, invocando un netto no alla guerra, no alla pena di morte, no al terrorismo e nega questa vita attraverso il tentativo di instaurare quel presunto diritto di “ licenza di uccidere” .

E’ necessaria, ancora, la partecipazione di noi tutti, cristiani o non cristiani, di considerare il nostro prossimo, perché il dolore e specialmente la solitudine non condannino nessuno alla disperazione. Forse ragioni antropologiche ci portano ad incontrare storie od episodi che chiedono una pietà senza limiti, ma la vita è sacra e nessuno ha il diritto di sopprimerla .

Legalizzare l’eutanasia si configura come ingiustizia, come una fuga ed una rinuncia ad affrontare i reali e prioritari problemi, come quello che da oltre 36 anni attendono i portatori di turbe psichiche dal Parlamento una legge-quadro di riforma dell’assistenza psichiatrica, come i disabili fisici che attendono migliorie alle loro situazioni .

Ancora una volta dobbiamo ribadire alle Istituzioni che vi sono altre priorità rispetto ad atteggiamenti di accanimento terapeutico, di considerazioni di future iniziative per testamenti biologici o quant’altro !

Potrebbe esse un monito, ma si corre il rischio di andare dalla pietà per le sofferenze insopportabili, alla vita senza valore, come episodi quasi giornalieri che si verificano e che sopra abbiamo citato che avviene nel Parlamento Francese, situazioni che potrebbero coinvolgere innocenti, malati terminali, anziani non autosufficienti, bambini, disabili psico-fisici! Petizione 2013 : budget del ricoverato Per le persone in fase terminale, con tutta la considerazione ed il rispetto per questo “umano evento”, occorre aiutarli all’accettazione aspettando che la natura compia il suo ciclo, mentre gli psicologi dicono che la richiesta di morire è un forte grido di non essere lasciati soli nella drammaticità della vita che termina.

Nessuna Autorità può legittimare, imporre o permettere l’omicidio. E’ un’offesa alla dignità della persona umana! E’ un crimine contro la vita! E’ un attentato contro l’umanità!

Nel rispetto dei valori etici e sociali, che una quasi giornaliera diffusa psicopatia vuole distruggere il concetto della vita considerandosi autonoma e svincolata da ogni rapporto umano e sociale ritenendo la persona “un usa e getta”, il mondo civile la singola persona la ragione, la logica non chiedono di morire , ma di vivere.

La famiglia tradizionale, “martellata” oggi purtroppo in maniera pressante, densa di stress”, ingovernabili, continua a mantenere la promessa di fedeltà dei coniugi, a farsi carico dei figli, ad aiutare i propri genitori anziani, soprattutto a curare i propri membri malati e disabili, a dispetto di questo mondo egoista, amorale.

Una “parola di speranza” è e resta quella che si instauri o si restauri per il bene di tutti quell’istituzione naturale che è la famiglia , motore universale della continuazione dell’uomo .

Ed un “segno di speranza” ci è venuto dal Cardinale Dionigi Tettamanzi con la parola “non parliamo solo di speranza, ma anzitutto con speranza” perché prevalga la voglia di non essere a favore di un tecnicismo innovativo e di un relativismo distruttivo.

Solo il Creatore ha diritto di vita o di morte !

E con le sagge parole del Santo Giovanni Paolo II° :”Andiamo avanti con speranza !”

Previte

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