La macchina della morte che avanza – Prolife News

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Wesley Smith, su http://www.weeklystandard.com/articles/suicide-juggernaut_771537.html# ricapitola la situazione sulla legalizzazione dell’eutanasia che sta dilagando e si sta diffondendo, accompagnata da bugie grandi che servono ad addolcire la pillola a chi se la vuole mandar giù.

I sostenitori dell’eutanasia e del suicidio assistito, infatti,  raccontano normalmente 3 menzogne che è bene sempre tenere presente: dicono che l’eutanasia è un atto strettamente riservato ai medici, solo per malati terminali, secondo leggi e linee guida rigorose che proteggono da qualsiasi abuso.

Il fatto che queste siano menzogne è dimostrato dall’esperienza. E’ sotto gli occhi di tutti, ma purtroppo in pochi vogliono “vedere”.

Un paio di esempi:  un nuovo disegno di legge presentato al parlamento scozzese legalizza il suicidio assistito solo per i malati ” terminali ” o “che hanno mali progressivi che accorciano molto la vita”: che vuol dire? Sono termini molto sfumati nei quali possiamo far rientrare  qualsiasi malattia cronica, perfino il diabete. E questa incertezza nella fattispecie giuridica ricorre in tutte le leggi sull’eutanasia finora approvate.  Ma il disegno di legge scozzese fa un passo “avanti”:  crea una nuova figura professionale , dotata di licenza: “il facilitatore del suicidio”, autorizzato dallo Stato per aiutare i pazienti suicidari, una volta che un medico abbia emesso una prescrizione letale.  Devono fornire assistenza pratica alla persona e dovranno curare la rimozione dei farmaci letali dalla casa del cliente dopo la sua morte. Uno potrebbe a questo punto immaginare che per ottenere la licenza ci sia bisogno di una laurea in psichiatria, o roba del genere. E invece no. Saranno dei regolamenti  attuativi a decidere come dispensare tali permessi. La legge si limita a dire che per esempio tale licenza può essere data alle associazioni pro eutanasia (che già surrettiziamente svolgono questa funzione). Basta che il consulente abbia 16 anni: età minima richiesta per potersi suicidare: bello no? Un adolescente può aiutare un suo coetaneo a suicidarsi: largo ai giovani!

In Scozia, comunque, c’è ancora la vaga speranza che questa proposta di legge non venga approvata. In Belgio invece, come i nostri lettori sanno bene, la legge c’è da tempo ed è stata rivista e migliorata più volte. Tanto che ora si possono “suicidare” anche i bambini! Basta che “il paziente sia in una condizione medica di costante e insopportabile sofferenza fisica o mentale” : con una fattispecie normativa così generica si sono “suicidati”, tra i tanti, un transessuale deluso dai risultati dell’operazione di cambiamento di sesso, una persona anoressica depressa, due gemelli sordi , che hanno cominciato a perdere la vista, e alcune coppie di anziani che hanno preferito la morte immediata all’eventuale vedovanza. Gli psichiatri belgi già chiedono che i loro pazienti possano avere accesso all’eutanasia, invocando una sorta di non discriminazione nei loro diritti! Dulcis in fundo: in occasione dei suicidi i medici organizzano anche l’espianto degli organi. Le riviste scientifiche già si dedicano all’argomento: meglio espiantare da malati con malattie neuromuscolari che da malati di cancro, quali organi sì, quali no… del resto,  anche il macellaio mica  butta via la carne buona!

E’ bene prendere coscienza che l’esperienza belga è stata un continuo adeguarsi della normativa a ciò che di fatto avveniva: la legge, invece di dettare le regole e porre divieti, viene di volta in volta rivista per legalizzare ciò che di fatto accade nella pratica. Anche un bambino capisce che così la legge non serve proprio a niente, e che la società civile è destinata al collasso.

In Quebec la legge in corso di approvazione consentirà il suicidio ai ” maggiorenni ” e “capaci di dare il consenso”, se affetti da “una grave malattia incurabile, in avanzato stato di declino irreversibile” che provoca “insopportabile dolore fisico o psicologico che non può essere alleviato a sufficienza secondo il  giudizio della persona interessata”: stessa fattispecie vaga  vista sopra.  C’è di più, tutti i medici del Québec sarebbero tenuti per legge a praticare l’eutanasia a pazienti che la richiedono: se moralmente contrari, hanno l’obbligo di indirizzare il malato a chi sia disposto ad uccidere. Quindi è condizione per praticare la medicina in Quebec l’essere disposti a divenire complici di omicidio. Alla faccia di Ippocrate.

Negli USA  ancora ci sono remore sulla questione: gli elettori del Massachusetts hanno respinto un referendum sulla legalizzazione, lo scorso anno.  In  Vermont  una nuova legge sul suicidio assistito attende una sorta di ” controllo di sicurezza “, per cui sarà in vigore dal 2016. Allora i medici si “autoregolamenteranno”: se il paziente è “capace di intendere e di volere,” il medico lo informerà dei modi in cui è possibile morire e lo renderà edotto dei  ”rischi” connessi ad una  overdose di determinate sostanze. Un vero capolavoro di viscida ipocrisia e pusillanimità.

Francesca Romana Poleggi

Fonte: La macchina della morte che avanza – Prolife News.

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