La mezzaluna del terrore: minaccia dal vicino oriente e pericoli dalle idee | Qelsi

Di Simone Enea Ricco, il 30 agosto 2014

Ogni anno, ad agosto, puntuale come gli scioperi autunnali, l’informazione nostrana parla di guerra imminente.
Tra uno sbarco e l’altro, per ammazzare la noia sotto l’ombrellone, il giornalismo si diletta in commenti dalle svariate sfaccettature sulla prossima guerra mondiale.
I bollori estivi però si spengono presto, quando si impatta sul tran tran lavorativo di settembre e i “riservisti” (quelli che fanno il turno agostano in redazione, non quelli militari n.d.r.) partono per le ferie, la cronaca italiani si riempie della morbosa attenzione all’ultimo caso di cronaca nera.
E’ vero, una grande porzione di territori, in prevalenza di natura araba, è soggetta ad un’intensa movimentazione sociale che da alcuni anni ha reso il medio oriente, ma anche il nord africa, una grande polveriera.
La situazione è complessa, più di quanto l’informazione italiana si degni di spiegare, al di là del sensazionalismo da Facebook.

L’occidente è accerchiato da una serie di minacce oggettive che sono potenziali aggravanti alla situazione economica attuale, ma da qua a immaginare che questo si trasformi nell’ennesima guerra mondiale, per ora l’eventualità è remota.
La minaccia infatti non è data da una porzione di islamici esaltati che inneggiano alle crociate, oppure altri, leggasi Hamas, che per ammazzare il nemico sionista sparano un missile Fajr-5 in mare.
Partendo dalla Sierra Leone e la Liberia, nel quale il killer invisibile è Ebola, il Mediterraneo è letteralmente accerchiato da una mezzaluna di pericoli che arriva fino all’Ucraina contesa tra Russia ed Europa.
La vicina Guinea è colpita da Ebola, le confinanti Mauritania e Mali non sono minacciate dal temibile virus, ma da gruppi di matrice terroristica che attentano alla vita dei turisti occidentali nelle regioni nord dei due paesi.
Il pericolo dato da questi gruppi terroristici si estende fino alle regioni meridionali del Marocco, in cui il Ministero dell’Interno locale ha deciso di aumentare la soglia di vigilanza.

La situazione è allarmante anche in Algeria, a causa del progressivo deterioramento della sicurezza dell’area saheliana e del crescere del numero dei rapimenti.
Sconsigliati i viaggi a qualsiasi titolo in Niger, paese ad elevato rischio terroristico, e soprattutto in Nigeria, dove vige il nuovo califfato fondamentalista islamico proclamato dal gruppo terroristico di Boko Haram nella città di Gwoza.
La Libia è collassata dopo la morte del colonnello Gheddafi, i recenti interventi militari da parte di Egitto ed Emirati Arabi non hanno migliorato la situazione che rimane drammatica. Proclamato un califfato islamico perfino a Bengasi, la situazione è molto lontana dallo stabilizzarsi.

Proseguendo sulla cartina si incontra l’Egitto, instabile soprattutto nei confini con la Striscia di Gaza, nel quale gruppi jihadisti decapitano e seminano terrore in vasti territori.
Di Gaza ed Israele si è abbondantemente parlato, la Palestina vive un momento difficile anche per le complesse situazioni dei territori confinanti. La Siria è colpita da una pesante guerra civile e dai terroristi dell’ISIS che hanno acceso un focolaio di terrore in Iraq.
Per finire, Turchia e, dopo il Mar Nero, l’Ucraina libera dai fondamentalisti ma nodo della questione tra Europa e Russia.

La mezzaluna di terrore finisce qui, per ora, ma non sorprenderebbe se lentamente si estendesse ad altre nazioni.
La rinascita del fondamentalismo, che sembrava abbattuto dopo la morte di Bin Laden, non fa ben sperare per le sorti dell’Europa.
Una guerra tradizionale è difficile da ipotizzare, ma le minacce di una jihad digitale si susseguono. Junaid Hussain, 20 anni, inglese, espatriato in Siria per unirsi all ISIS minaccia “Svuoterò i vostri conti correnti per finanziare la jihad“.
Poche cose ci possono rassicurare: anche se ricchi e fanatici, arrivare ad accatastare missili balistici, caccia, portaerei e quant’altro per combattere una “Guerra Santa” vera e propria è fantascienza, uno sbarco militare islamico in Sicilia è ancora molto lontano, ma il pericolo incombente che portano le carrette del mare è drammaticamente attuale.

Non potendo contare sulla parità di armi, il terrorismo si concentrerà sulla lenta invasione silenziosa di fanatici disposti a tutto per la causa, combatterà con le idee, addestrando giovani pronti a farsi saltare anche a migliaia di chilometri di distanza con un corso via Skype.
Diffonderà l’odio attraverso i social network, attecchirà in chi non ha mai avuto nulla a che fare con l’Islam.
Questa è la più grande sconfitta dell’occidente. Il sistema ha fallito quando i nostri stessi concittadini hanno deciso di andare a combattere per la jihad dopo una rapida conversione.
La minaccia non è il messaggio dell’Islam dei cinque pilastri, messaggio di pace di un credo che molti musulmani indignati dagli orrori iracheni si curano oggi giustamente di sottolineare, ma sussiste quando l’idea marcisce e può ammaliare chiunque.
Il pericolo è l’ideologia estrema, un’arma che non si può fermare, cui il distratto occidente occupato dall’egoismo dei singoli non riesce a trovare rimedio.
Ed intanto, la guerra 2.0 prosegue.

Fonte: La mezzaluna del terrore: minaccia dal vicino oriente e pericoli dalle idee | Qelsi.

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