La nuova pratica sanitaria conforme alla dottrina della Chiesa – Prolife News

Per il Dr. Robert Lawler, la decisione di conformare la sua pratica ostetrica e ginecologica alla dottrina della Chiesa Cattolica viene da una considerazione: “Vorrei andare in Paradiso”, dice Lawler.
Lawler ha aperto di recente il Downers Grove OB-GYN [sigla che sta per “Obstetrics and gynaecology”, n.d.t.] con il Dr. Anthony Caruso, un endocrinologo della riproduzione che ha rinnegato le procedure in conflitto con gli insegnamenti della Chiesa.
Lawler, un parrocchiano del St. James-Sag Bridge, e Caruso, che frequenta il St. John Cantius, sono giunti alla conclusione che devono mettere in linea con il loro credo la loro vita professionale di medici.
Per Lawler, che inizió la pratica circa 15 anni fa, questa convinzione sorse con l’aiuto e la spinta di sua moglie e di altri.
“Trovavo opuscoli sulla Humanae Vitae (l’enciclica di Papa Paolo VI del 1968 che conferma l’insegnamento della Chiesa contro la contraccezione artificiale) nella mia sacca da golf”, racconta scherzando.
Al principio, pensava, non praticare l’aborto o sconsigliarlo alle sue pazienti sarebbe stato sufficiente. Per quanto riguarda prescrivere la pillola contraccettiva, dice, tutti lo facevano, inclusi i medici cattolici che egli apprezzava e rispettava.
“Pensavo, se lo fanno loro allora deve essere moralmente accettabile”, dice. “Non sono molti i colleghi che considerano importante essere cattolici 24 ore al giorno, 7 giorni alla settimana”.
Poi arrivó a capire che qualsiasi cosa facessero gli altri, questo non poteva essere decisivo per renderla buona.
“Ho avuto una sorta di visione, in cui incontravo il Signore nel Giorno del Giudizio ed Egli ironicamente mi diceva, Ok, Robert, quale parte della locuzione ‘intrinsecamente male’, riguardo alla contraccezione, ti è oscura?”, Lawler racconta.
Allo stesso tempo, diceva, ragazze sempre piú giovani entravano, con i loro genitori, e chiedevano contraccettivi.
“Non daró loro contraccettivi, piú di quanto non dia pacchetti di sigarette” dice. “Si dice che lo faranno ugualmente; io dico: cosa ne pensate di un po’meno controllo delle nascite e di un po’ piú autocontrollo?”
Cosí ha smesso di prescrivere sistemi di controllo delle nascite e di praticare sterilizzazioni, rimandando le pazienti ad uno studio di OB-GYN dove altri medici avrebbero fornito questi servizi.
“Il primo giorno in cui dissi alle mie pazienti che non avrei piú prescritto metodi di controllo delle nascite fu un giorno molto lungo, e vi fece seguito un anno molto lungo”, racconta; “la gente non si faceva nessun problema ad esprimere quello che pensava della Chiesa Cattolica o dei medici cattolici”.
Ma la sua decisione era rafforzata dalla sua convinzione che quello che stava facendo era, dal punto di vista medico come da quello morale, giusto. Prescrivere pillole ormonali alle donne per indurre uno stato di falsa gravidanza, a tempo indefinito, senza alcuna indicazione medica che ci fosse qualcosa di sbagliato, non ha senso.
“Supponiamo che una ragazza arrivi con un ciclo terribilmente doloroso,” dice Lawler, “se andasse da un ginecologo qualsiasi, 9 volte su 10, ne uscirebbe con una prescrizione per la pillola”. Ma perché ha un ciclo doloroso? Ha la endometriosi o c’é qualcos’altro? Cerchiamo di andare piú a fondo… Non considero affatto i contraccettivi orali come una cura. Possono sopprimere i sintomi, ma non stanno curando nulla”.
Caruso, a cui l’epifania arrivó un po’ piú tardi, è stato aiutato proprio dall’amicizia con Lawler, iniziata quando un sacerdote gli consiglió di contattare l’altro medico. Ma Caruso, un endocrinologo della riproduzione – la cui pratica includeva tecniche di riproduzione assistita come la fertilizzazione in vitro e l’inseminazione artificiale – adesso puó offrire la sua esperienza in endocrinologia insieme a quella in ostetricia generale e in ginecologia.
Tra i servizi che i due medici offrono, l’uso di tutti i metodi naturali di pianificazione familiare; ma le donne sono incoraggiate a considerare che non esiste un momento “inadatto” per avere un bambino, una volta che una coppia é sposata. Avere figli presto é spesso piú facile, e si evitano i problemi di fertilitá correlati all’etá.
D’altra parte, non suggeriscono neppure che ci sia qualcosa di sbagliato, per una quarantenne, nel concepire e partorire figli.
Sue Zabilka ha incontrato per la prima volta Lawler perché i suoi figli andavano alla Everest Academy in Lermont, insieme a quelli di lui; piú tardi, avendo saputo della sua professione, è divenuta sua paziente. Zabilka ha tre figli, di 17, 13 e 2 anni, ed ha avuto due aborti spontanei.
Questo nuovo approccio le è piaciuto. “Gli ho preso una pila di biglietti da visita, e li ho distribuiti tra i conoscenti”, dice, “ho provato una sensazione piacevole di accoglienza”.
“Quando rimasi incinta della mia bambina più piccola”, racconta, “Lawler si prese il tempo di rassicurarmi che donne quarantenni possono condurre gravidanze sane, prendendo ad esempio la sua propria madre che partorí il suo figlio piú giovane all’etá di 46 anni. “Questo mi ha tranquillizzato”, dice Zabilka.
Caruso, che dal canto suo ha sei figli, racconta che dopo aver terminato la sua attivitá di lavoro in universitá, passó ad essere “hospitalist” – cioè un medico che coordina le cure ospedaliere per i pazienti – per qualche anno, mentre cercava di sviluppare l’idea di un centro in cui si applicassero le pratiche che lui e Lawler avevano iniziato a mettere in atto. La sua idea era che questo fosse poi parte di un ospedale cattolico. La proposta arrivó ad un passo dall’essere realizzata all’Alexian Brothers hospital in Elk Grove Village, diventando persino il tema di un articolo apparso nel Chicago Tribune.
Ma quando i progressi nella realizzazione incontrarono degli ostacoli, la miglior soluzione sembró quella di aprire uno studio indipendente insieme a Lawler, racconta Caruso.
La speranza é che questo diventi un centro di riferimento regionale per pazienti che non solo desiderano cure in accordo con la dottrina della Chiesa, ma anche una vita il piú possible libera da medicinali non necessari – quelli che cercano cibi organici, per esempio, e vogliono evitare le medicine il piú possibile.
“Credo che questo genere di cure sia per chiunque”, dice Caruso. “Non avvelena il corpo della donna. Cerchiamo di arrivare in fondo al problema e risolverlo alla sua origine.”
Entrambi i medici sono convinti che i benefici che derivano dalla loro nuova pratica siano di gran lunga più importanti del loro successo professionale.
“Ci sono alcuni che fanno il tifo per noi, altri che sperano nel nostro fallimento”, dice Lawler. “Ma penso che ci siano anche alcuni che stanno ad aspettare, medici cattolici che vorrebbero fare lo stesso, e vogliono vedere se funziona.”

Traduzione a cura di Maurizio Miccolis

Clicca qui per leggere l’articolo originale pubblicato da Catholic New World in lingua inglese

di Michelle Martin

Fonte: La nuova pratica sanitaria conforme alla dottrina della Chiesa – Prolife News.

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