La Santa Sede si oppone al diritto all’aborto. E viene trattata da Paese oscurantista – Prolife News

Quello che è passato sui media è che la Santa Sede, “insieme – ha scritto l’Agence France Press – all’Iran e ad altri stati religiosi”, ha resistito ai tentativi di una conferenza ONU per migliorare gli standard per prevenire la violenza sulle donne. La verità– al di là di quel fastidioso aggettivo religioso, che dà subito l’idea di come le religioni vogliano essere dipinte, ossia come antimoderne – è che alla Commissione Onu sullo Status delle donne dei gruppi di pressione hanno tentato di inserire nel documento finale la possibilità di aborto sotto la legge umanitaria, come diritto di riparazione in caso di stupro.

È solo l’ultima delle mosse della “neo lingua” dei diritti umani, che sotto la dicitura “diritti sessuali e riproduttivi” cerca in tutti i modi di far riconoscere a livello internazionale l’aborto come un diritto. Si lavora sulla cosmesi dei testi, inserendo frasi apparentemente innocue nei testi internazionali che però possono aprire a nuovi scenari. Andando persino oltre le politiche degli Stati sovrani.

Ad esempio, alla commissione sullo status delle donne, i delegati degli Stati Uniti hanno chiesto di riempire di nuovi contenuti le politiche ONU riguardanti le donne, sottolineando la necessità di procurare “servizi di salute sessuale e riproduttiva” in situazioni di conflitto, e quindi di porre questo diritto sotto la legge umanitaria. “Il linguaggio proposto – scrive Stefano Gennarini, esponente del Catholic Family and Human Rights Institute (C-Fam) – sembra sfidare le stesse leggi degli Stati Uniti, che proibiscono all’assistenza umanitaria di praticare l’aborto”.

E intanto, appena cominciati gli incontri, si era già arrivati ad una empasse. Dato che già all’ultima conferenza sul tema non si era raggiunto un accordo, la pressione sui delegati per un documento finale condiviso è altissima. Ma i delegati hanno già confidato che alla fine un consenso comune non ci sarà.

Anche perché i negoziati non sono stati facili, e hanno raggiunto vari momenti di tensione, specialmente quando qualche stato membro continua a rinfocolare gli animi proponendo un nuovo linguaggio controverso.

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