La scienza criminale dei Radicali | La Nuova Bussola Quotidiana

di Tommaso Scandroglio

Non molto tempo fa da queste colonne avevamo denunciato la strategia dell’on. Sergio Lo Giudice volta ad aggirare la disciplina civile del nostro Paese che considera le “nozze” celebrate da due persone dello stesso sesso come inesistenti e che vieta la pratica della maternità surrogata (si legga “Utero in affitto per il senatore PD”). Fu sufficiente per il senatore PD volare all’estero per avere un “marito” e un bebè tramite l’utero di donna consenziente.

Simile strategia è stata posta in essere dai soliti Radicali per riuscire a condurre delle sperimentazioni su embrioni, pratica vietata dalla legge 40. In una conferenza stampa di qualche giorno fa Marco Cappato, tesoriere dell’Associazione radicale Luca Coscioni, ha reso noto che nel 2006 l’associazione ha aiutato una coppia a donare al Karolinska Institute di Stoccolma due embrioni per fini di ricerca scientifica. La chiamano “disobbedienza civile”. I radicali hanno avuto l’accortezza di rivelare il fatto solo ora, quando il centro italiano ove la coppia si è sottoposta a fecondazione artificiale è ormai chiuso.

E così si intona forse l’ultima parte del requiem per le esequie della legge 40, mentre ancora non sono uscite le motivazioni della Consulta che ha abolito il divieto di praticare la fecondazione eterologa.

“All’epoca della nostra azione di disobbedienza – ha tenuto a precisare Cappato – gli embrioni donati al Karolinska Institute sono stati distrutti per poter essere utilizzati a fini di ricerca. Ma oggi, i ricercatori di quell’istituto hanno messo a punto una metodologia grazie alla quale si possono estrarre le linee cellulari dall’embrione senza distruggerlo, così che possa essere restituito alla coppia o nuovamente congelato per futuri usi di ricerca”. Un riciclo di esseri umani. Come un bicchiere di plastica domani può diventare un tappo o un portachiavi così l’uomo alla stadio di embrione domani può essere figlio o cavia.

La dottoressa Outi Lorena Hovatta, una della ricercatrici svedesi che ha compiuto la sperimentazione, fa sapere che lei sarebbe felicissima di restituire all’Italia le linee cellulari estratte dagli embrioni – non gli embrioni stessi perché ormai distrutti – ma fino a quando rimarrà in piedi la legge 40, non se ne parla nemmeno. Dal “Ridateci la Gioconda” al “Ridateci gli embrioni”. Che rara sensibilità transfrontaliera.

La Hovatta poi conclude: “Grazie alle nostre tecniche di estrazione delle linee cellulari e alla ricerca sulle cellule staminali embrionali nel nostro istituto stiamo portando avanti ricerche per la cura di malattie cardiovascolari, del diabete, di patologie della spina dorsale e neurodegenerative come l’Alzeheimer”. Vallo a dire alla dottoressa che ormai nessuno più, a parte qualche nostalgica come la neosenatrice Elena Cattaneo, sperimenta sulle embrionali, dal momento che il futuro è nelle staminali adulte riprogrammate.

Ma il punto naturalmente non è la scienza, la ricerca, la scoperta di nuovi farmaci anche a spese di esseri umani in bocciolo, bensì l’ideologia, tanto è vero che lo stesso Cappato ha ammesso che “non è stato possibile utilizzare” i due embrioni esportati a Stoccolma perché “erano troppo deboli”.

La tattica manco a dirlo è sempre la stessa. L’immancabile Filomena Gallo, segretario dell’associazione, dopo essersi lamentata del fatto che 3.000 e più embrioni crioconservati in Italia non vengono utilizzati, così illustra il piano di battaglia: “Se la prima volta abbiamo scelto la disobbedienza civile, questa volta sceglieremo la via giudiziaria per chiedere la restituzione degli embrioni non utilizzabili per la fecondazione alle coppie che desiderano donarli per fini di ricerca”. C’è già la seconda coppia utile allo scopo: lei si chiama Teresa, malata di SLA, ed è intervenuta telefonicamente alla conferenza stampa. Insieme al suo compagno si recheranno in una clinica italiana per la fertilità e una volta “prodotti” gli embrioni, si rifiuteranno di passare all’impianto in utero degli stessi ma invece li chiederanno per donarli alla ricerca. Otterranno di certo un diniego dalla clinica e dunque la palla passerà ai tribunali. È un giochino che abbiamo visto tante volte fare: dal testamento biologico al riconoscimento giuridico delle coppie di fatto, dall’eterologa al riconoscimento delle “nozze” gay celebrate all’estero. Non passare dal Parlamento bensì dai giudici e mettere con le spalle al muro il legislatore che, caduto nella trappola, si sentirà costretto a correre ai ripari. A meno che il tutto non venga prima risolto dalla Corte Costituzionale.

I radicali si appellano alla gandhiana “disobbedienza civile”, un eufemismo per dire “reato”. Quindi da una parte delinquono e ne fanno una bandiera e dall’altro osteggiano l’obiezione di coscienza di quei medici che dicono “No” all’aborto (è di questi giorni l’avvio della terza edizione della Campagna “Il buon medico non obietta” della Consulta di bioetica). Laddove c’è la legge non la rispettano e laddove altri la rispettano si battono perché vengano perseguiti. Non è schizofrenia, bensì è avere ben chiaro l’obiettivo – lotta alla vita nascente – ed usare ogni strumento lecito o illecito per arrivare alla meta. Questa sì che è scienza, ma criminale.

Fonte: La scienza criminale dei Radicali.

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