La sinfonia dell’elezione e qualche stonatura

Una grande sinfonia l’elezione di Papa Francesco. La piazza, la televisione, la stampa internazionale hanno tutte condiviso l’entusiasmo iniziale di vedere un Papa con molti primati. Le sue prime parole, l’atto umile di chiedere una preghiera per sé prima della benedizione, hanno ulteriormente amplificato questo sentimento.
Poi il luogo di provenienza “alla fine del mondo”, da quella Argentina ricca di cattolicesimo giovane e convinto, sentito oggi come Chiesa viva al confronto con un’Europa stanca e laica in cui la religione è solo un ingombro. Il nome soprattutto, Francesco, che consente molteplici letture e speranze. Un nome che già il Messaggero si è sforzato di collegare con le vicende dello Ior.

Eppure qualche stonatura c’è stata.
La prima impressione è che chiunque si fosse presentato nella balconata centrale, qualsiasi cosa avesse detto, sarebbe stato interpretato come “innovativo”. Tutti ad applaudire, mentre in televisione alcune trasmissioni preparate in fretta e furia cercavano di fare il punto e il programma “Le Invasioni Barbariche” di La7 si concentrava sulla pedofilia della Chiesa e non aveva fra gli ospiti nemmeno un cattolico.
Moltissimi ad enfatizzare la novità, la diversità, l’eccezionalità dell’elezione. Ma, come già visto in un precedente articolo, questa può essere la tipica retorica di chi cerca di forzare la svolta nella Tradizione della Chiesa. E spesso coloro che ne fanno uso sono tutti personaggi più o meno lontani dal mondo cattolico, che però si definiscono “ecumenici”, interessati al “bene della Chiesa”.
Questo tipo di ragionamento ne prepara in realtà un altro. Se i difensori dell’eterodossia verranno delusi nelle loro aspettative, ecco pronto lo scenario della gerarchia ostile e arroccata che impedisce alla Chiesa di rinnovarsi, di essere più vicina alla gente.

Giovedì 14, sul blog dell’Espresso, Alessandro Gilioli subito intitolava: “Cosa può chiedere un non cattolico al papa” (notare la minuscola. Poche righe dopo, il Papa verrà definito “tizio gentile che si è affacciato ieri sera in piazza San Pietro”). “Un non cattolico può a tentoni immaginarsi che sarebbe bello avere un papa che ha capito quello che sta succedendo a livello globale da una trentina d’anni. […] Non si pretende che scopra gli uguali diritti civili dei gay rispetto agli etero, né che si renda conto che far l’amore prima di sposarsi è abbastanza indifferente a Dio”. Gli si richiede invece “una preoccupazione e un impegno a favore degli ultimi” un progetto in cui la Chiesa deve farsi povera, condannare i ricchi e indebolirsi per compiacere i fan di un S. Francesco frainteso.
Il trittico è antico quanto le tentazioni nel deserto. Sesso, soldi, potere. Se il Papa è davvero il Vicario di Cristo dovrebbe sdoganare il sesso, svendere la Chiesa, rinunciare ad ogni tipo di potere, anche ideologico, per non disturbare i laicisti.

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