La situazione della Tunisia | Tempi.it

Gli attacchi alle istituzioni americane e la palese rinuncia delle autorità ad arrestare i colpevoli. I rapporti tra islamisti “moderati” e fanatici. Una Costituzione aperta a severe leggi contro la blasfemia

Stiamo perdendo la Tunisia? L’interrogativo è d’obbligo dopo gli avvenimenti di settimana scorsa: la scuola americana di Tunisi saccheggiata e data alle fiamme e l’ambasciata gravemente danneggiata, l’intervento tardivo e sconsiderato delle forze di sicurezza che hanno causato quattro morti, la palesa rinuncia delle autorità ad arrestare il responsabile delle proteste violente ispirate dal film L’innocenza dei musulmani, l’imam salafita Abou Iyadh. Si accumulano indizi che fanno pensare che il governo di coalizione guidato dai vincitori delle elezioni dell’ottobre 2011, gli islamisti di Ennahdha, non sia in grado di garantire l’ordine pubblico contro le aggressioni e le intimidazioni dei salafiti, o addirittura che ci sia un’inconfessata sintonia di fondo e un gioco delle parti fra islamisti “moderati” e salafiti estremisti. Il sospetto è sembrato diventare certezza quando Rachid Ghannouchi, il fondatore di Ennahdha che quest’estate ha rinunciato alla presidenza del partito ma ne rimane l’influente padre nobile, davanti alle telecamere ha asserito che le violenze sarebbero state compiute da “intrusi” e non da salafiti o altri normali manifestanti, e ha di fatto incolpato la comunità internazionale per l’accaduto: «Hillary Clinton ha affermato di essere desolata per la diffusione di questo film, ma di non poter fare nulla perché negli Usa non c’è una legge che protegga le cose sacre. È per questa ragione che deve esserci una legge che incrimina l’attentato al sacro a livello internazionale, e questo deve essere deciso a livello di Onu».

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