La speranza dei copti | Commenti | www.avvenire.it

Nel teatro confuso e irrequieto del nuovo Egitto entra in scena un nuovo attore. Non si tratta di un personaggio politico, ma proprio per questo potrà giocare un ruolo molto importante. È il nuovo Papa della Chiesa ortodossa copta, Tawadros II, scelto domenica scorsa dopo l’interregno di nove mesi dalla scomparsa del predecessore Shenuda III, alla guida per tre decenni della minoranza cristiana più numerosa di tutto il Medio Oriente. In tutti questi anni i copti, che rappresentano all’incirca il 10% degli 80 milioni di egiziani, hanno sofferto l’emarginazione a livello sociale e politico e in molti casi sono stati oggetto di attacchi sanguinosi, come l’efferata strage compiuta davanti ad una chiesa di Alessandria il Capodanno del 2011. Poche settimane più tardi la rivolta contro Mubarak s’ispirò agli ideali di riconciliazione, con la croce e la mezzaluna innalzati sullo stesso striscione a piazza Tahrir. Ma la speranza della primavera araba si è rivelata illusoria: le violenze contro i cristiani sono andate avanti come e più di prima, ad opera delle sette salafite e delle frange più radicali del fondamentalismo islamico e nella sostanziale indifferenza dei cosiddetti moderati, i Fratelli Musulmani. Ed ancora oggi i cristiani d’Egitto continuano ad essere minacciati e discriminati, nonostante le belle parole del neo-presidente islamista, Mohammed Morsi.

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