L’aggressione verso l’essere umano giustifica il raptus?

Da diverse settimane sui vari quotidiani si leggono notizie della rapida escalation di violenze fisiche e verbali verso un proprio congiunto, un amico, un cittadino qualunque, ricondotte ad improvvisi “raptus” di follie, di incomprensibili atteggiamenti sociali, che psichiatri e psicoterapeuti si fanno in quattro per definire questi comportamenti .

 

E’ quanto succede nei fatti quotidiani dove, l’uomo o la donna, in un parziale grado di ritardo mentale od in condizioni di altri termini che tendono ad esprimere una menomazione funzionale od una infermità di handicap nell’inserimento nella vita sociale, queste persone interagiscono quasi selvaggiamente con il mondo e con altri .

 

Questi comportamenti, considerati normali fatti di cronaca, potrebbero essere giustificabili, ma nel suo insieme desta un senso di incomprensione e di pacifica ribellione, verso coloro che hanno la responsabilità della res pubblica. Questi “gesti”non sono la strada sociale che risalta i valori della giustizia, della solidarietà, della equità, delle pari opportunità, “qualità” che dovrebbero guidare il cittadino attento ed onesto, oggi purtroppo, avviato sulla strada dell’egoismo emergente, del relativismo aberrante, della permissione più sfrenata.

 

Anche se l’espressione “dignità umana” è diventata la “strausata” parola del momento, essa indica essere insita nell’uomo, tematica ricchissima e complessa, il cui fine è la promozione e la difesa della dignità dell’uomo, di ogni uomo promuovendo una cultura della vita che dia un fondamento di amore all’intera società per la sua realizzazione “ dal concepimento al declino” ( Papa Francesco 12 agosto 2013 Brasile nella “Settimana Nazionale della Famiglia” )

 

Le famiglie, incolpevoli, prendono atto di un bilancio sociale alquanto deludente, anche proveniente dai vari gradi di insensibilità dei rappresentanti della vita pubblica, non proprio elogiabili, soprattutto nell’osservare il disinteresse delle Istituzioni, tutti intenti come sono nella loro litigiosità, invece di “guardare” verso il mondo della sofferenza e perseguire quegli sforzi per assicurare benefici, anche di un arenile specifico, che non lesino l’inalienabile dignità della persona umana.

 

Signor Presidente del Consiglio dei Ministri e Signori della Politica quei benefici fanno parte di quei diritti che dovevano essere dati ai sofferenti 35 anni or sono, perché nell’opinione pubblica persiste intenso il timore di perdere quei diritti sociali condensati nel rispetto della persona umana, anche se, una progressione di “esternazioni” di “ricorrenze” di “episodi”, non bene definibili come nei casi che vanno affermandosi, per essere ritenuti dalle Istituzioni fatti di cronaca e non essere considerati un dovere da incarnare in un provvedimento protettivo. Purtroppo la vita quotidiana è anche segnata da “conseguenze”, “fatti”, “misfatti” che impediscono di percorrere anche la strada dei valori etici. C’è proprio da vergognarsi ! Petizione 2013 .

 

L’espressione della Chiesa verso la salute e verso tutti gli ammalati attesta il suo impegno ad affrontare i diversi aspetti e le diverse problematiche attinenti questo diritto umano, valore etico che merita speciale attenzione, soprattutto, verso le persone svantaggiate, i poveri, gli emarginati, i portatori di handicap psichici, di disabilità fisica e tutte quelle persone con malattie croniche che hanno il diritto alla cura della salute : budget del ricoverato .

 

Il problema sanitario inerente la salute è una tematica ed una domanda che il cittadino si pone e pone specialmente quando la stessa è posta in pericolo nelle strutture ospedaliere o nella vita sociale, come i tutti quasi giornalieri episodi o fatti di lucide follie che si verificano.

 

Protagonisti di questi eventi delittuosi sono persone svantaggiate che nascono a volte con patologie congenite interessanti la sfera neurovegetativa, che per lo loro condizioni di disabilità o di handicap in cui si trovano debbono ottenere una cura dalla Nazione come giustizia sociale ed anche quale solidarietà che accomuna tutti i membri della comunità civile.

 

In Italia  purtroppo , questo grave disagio sociale costituito dalla carenza di strutture e servizi atti alla prevenzione , cura degli handicappati mentali (che si aggirano di circa 10 milioni di sofferenti dalla depressione alla schizofrenia) dura da ben 35 anni !

 

Le riflessioni del S. Padre e dei Vescovi, sono proposte che hanno sempre sottolineato l’urgenza inequivocabile di servizio verso l’uomo libero, verso la società, verso l’uomo malato psichicamente secondo l’insegnamento del S. Vangelo e sono guidate da una crescita di sensibilità verso il genere umano, verso i problemi sociali e con una visione pienamente pastorale della cruda realtà quotidiana, quale impegno di vicinanza sociale della Chiesa e dei suoi Pastori verso questi “ultimi fra gli ultimi”.

 

E’ un segno di carità quella nota ( lettera n. 270/90 del 9 aprile 1990 della Consulta Pastorale della Sanità inviata ai Vescovi negli aspetti Pastorali ) insegna a “ Partecipare alla sofferenza dei malati mentali e delle loro famiglie “, secondo l’indicazione di San Paolo “ Gaudere cum gaudentibus, flere cum flentibus”, (“ rallegrarsi con quelli che sono nella gioia e piangere con quelli che sono nel pianto” ( San Paolo ai Romani RM 12, 15).

 

Difendere la dignità di ogni cittadino è non solo quella estrema di difesa del mondo animale, perché entrambi hanno diritto alla vita, dignità che doveva essere ricordata quando è stata approvata la legge contro la vivisezione, sicuramente necessaria, ma dimentica dei provvedimenti verso i malati psichici che attendono una definizione, ripeto, da ben 35 anni !  C’è proprio da vergognarsi ulteriormente!

 

E con le sagge parole del Beato Giovanni Paolo II° : “ Andiamo avanti con speranza !

 

Previte

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