L’ASSENZA DEI PADRI ALL’ORIGINE DEI PROBLEMI DEI FIGLI

Lo stupendo film ”Courageous” invita i padri ad alzarsi in piedi e dire ”Non dovrete chiedermi chi guiderà la mia famiglia perché, per grazia di Dio, lo farò io!”

di Giulia Tanel

Nella nostra società c’è un fenomeno sempre più diffuso e preoccupante: l’assenza dei padri. E non ci riferiamo alle adozioni di bambini a coppie omosessuali.
L’assenza dei padri è visibile soprattutto nelle famiglie “normali”, dove un padre formalmente c’è e magari è anche un ottimo baby-sitter e un eccellente casalingo.
Tuttavia il ruolo a cui sono chiamati i padri è un altro: non solo – o, meglio, non principalmente – quello di cambiare pannolini e preparare minestrine. Il padre è chiamato ad incarnare l’autorità e ad indicare ai figli quale sia la strada da percorrere. Ed è questo un ruolo in un certo senso più difficile di quello della madre, che invece dovrebbe essere colei che cura e protegge.
Il padre apre ai figli uno sguardo sull’esterno, sul mondo; la madre incarna invece il nido domestico, il luogo sicuro e protetto.
Eppure quello che si vede sempre più spesso è la donna-madre-lavoratrice che guida la famiglia e prende tutte le decisioni: mentre i padri si limitano ad obbedire, perché in fondo è più comodo, oppure perché sono avvinghiati nella sindrome di eterni Peter Pan.
Un film molto interessante sul ruolo dei padri nella famiglia e nella società è “Courageous”, diretto ad Alex Kendrick ed uscito nel 2011.
La pellicola ha per protagonisti degli agenti di polizia, che nella quotidianità sono costretti ad affrontare inseguimenti, risse e sparatorie. La sfida per loro più impegnativa, tuttavia, è quella che sono chiamati ad affrontare all’interno delle loro famiglie, con le loro mogli e i loro figli. Ed è una sfida dove non ci sono mezze misure e dove, nel momento in cui si sbaglia, a pagarne sono i figli.
Uno degli agenti, Adam Mitchell, a seguito della morte in un incidente stradale della figlioletta di soli nove anni, comincia ad interrogarsi su che padre sia stato per lei e si rammarica del tempo che ha perso, accusandosi di non essere stato un buon padre. Sua moglie, però, lo fa riflettere: loro hanno un altro figlio, un ragazzino adolescente e ribelle e dunque lui può ancora essere padre, deve ancora fare il padre.
Ed è così che Adam stende un decalogo di “norme” che ogni buon padre dovrebbe rispettare e, assieme ad alcuni suoi colleghi poliziotti, lo firma durante una cerimonia ufficiale.

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