L’avanzata dalla sharia/2: lo chiamano multiculturalismo ma è solo l’islamizzazione dell’Occidente

Scovando vecchi articoli nel web: da “l’Occidentale” del 24 luglio 2009

Altissime cariche istituzionali del nostro Paese hanno esternato l’idea di un’Italia multietnica, ribadendo convinti che il multiculturalismo rappresenti l’inestimabile ricchezza di una grande nazione.
Chi ha osato dissentire è stato immediatamente bollato come becero xenofobo.

Su questo argomento si sono arrovellati fior di pensatori da Jürgen Habermas a Giovanni Sartori e certo il tema non può essere liquidato con poche battute. Ma anche per tale fenomeno vale l’insegnamento dato da don Luigi Giussani: per un’indagine seria su qualsiasi avvenimento occorre realismo, ovvero la necessità di non privilegiare uno schema mentale rispetto all’osservazione della realtà.

Alexis Carrell ammoniva che «poca osservazione e molto ragionamento conducono all’errore. Molta osservazione e poco ragionamento conducono alla verità». Se utilizziamo il metodo di Carrell – suggerito da Giussani – allora non ci resta che osservare cosa accade nei Paesi multiculturali e quindi verificare che anche per il multiculturalismo vale la differenza storica che vi fu tra socialismo teorico e socialismo reale.

L’occasione ce la offre un episodio recentemente accaduto in Gran Bretagna, Paese un tempo considerato cristiano. La BBC ha nominato un musulmano, Aaquil Ahmed, responsabile dei servizi religiosi della prestigiosa emittente. Mr. Ahmed non è un musulmano qualunque. Prima di essere chiamato alla BBC, ha lavorato alla rete televisiva Channel 4, dove ha avuto modo di  suscitare scandalo grazie alle sue trasmissioni di studio sul Corano ed ai documentari sul «Culto degli attentatori suicidi».

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