Le bufale sul Natale e il Sol Invictus ~ CampariedeMaistre

di Francesco Filipazzi

L’insipienza del “popolo del web” non conosce limiti, soprattutto in fatto di religione e durante il periodo natalizio questo informe ammasso, fatto di sapientoni di ogni risma, ripropone puntuale come il mal di denti una serie di luoghi comuni e di inesattezze religiose, che potrebbero essere divertenti, se non si fossero ormai sedimentate nella cul-tura (cioè la cultura del cùl) di molti internauti. Ad esempio sarebbe esilarante il banner che vorrebbe un Horus con le stesse caratteristiche di Gesù, adducendo dunque che quest’ultimo sarebbe un plagio, se non fosse che nessun mito di nessuna epoca parla di Horus in certi termini.

 

Oggi vorrei proporre una riflessione riguardante il paganesimo, la festività del Sole Invitto, il Solstizio di inverno e dunque Gesù Cristo.

I ragionamenti  che propongo partono principalmente dalla lettura di “Storia della religione romana”, un libro edito nel 1956 e scritto da Franz Altheim, archeologo e storico tedesco di fama che in Italia non viene studiato perché propone una visione della storia non materialista, di cui ho parlato anche su Barbadillo.it. Citerò inoltre Benedetto XVI e un breve passaggio di Nicolas Gomez Davila. Altri verranno citati di volta in volta.

Il culto solare e il Solstizio

Va notato che l’uomo, se non forse in stadio primitivo, ha sempre adorato gli elementi della natura in quanto espressione di qualcosa di superiore e sacro. Non si deve dunque cadere nell’errore di pensare che nell’antica Europa si venerasse il Sole in quanto entità fisica, ma per il significato metafisico rivestito dal Sole. Il culto solare era diffuso in tutta Europa, con una forte presenza di simbologie soprattutto fra le genti nordiche, ma anche in Grecia le simbologie solari sono presenti sin dall’epoca achea.

In Val Camonica il popolo dei Camuni, di origini nordiche e giunto in Lombardia dopo varie migrazioni, ha lasciato testimonianza del culto solare tramite simboli come la Rosa Camuna, mentre a Roma il Sole era l’indiges, il capostipite e dunque uno dei culti più antichi. In dicembre, il mese più buio dell’anno, erano diffuse varie festività fra cui quella legata al Solstizio d’inverno e al culto solare.

Il fatto che a Roma e presso altri popoli europei fosse istituito un calendario di festività testimonia come essi percepissero un determinato ordine, che per il cristiano è un ordine istituito chiaramente da Dio, mentre per il pagano è un ordine cosmico preesistente all’uomo e spirituale immanente. Possiamo quindi iniziare a delineare uno dei passaggi principali del passaggio fra paganesimo europeo e il cristianesimo. Il primo è una chiave di lettura imperfetta di una realtà, che trova compimento nella religione cristiana e nell’incarnazione di Gesù. In questa ottica le parole di Nicolas Gomez Davila, “Il paganesimo è l’altro Antico Testamento della Chiesa”, appaiono perfette.

Nell’incontro con i Parroci romani del 18 febbraio 2010, Benedetto XVI scrive che “Cristo è la novità assoluta di Dio e, nello stesso tempo, è presente in tutta la storia, attraverso la storia, e la storia va incontro a Cristo. E non solo la storia del popolo eletto, che è la vera preparazione voluta da Dio, nella quale si rivela il mistero di Cristo, ma anche dal paganesimo si prepara il mistero di Cristo, vi sono vie verso Cristo, il quale porta tutto in sé”, sottolineando che anche il paganesimo è stato un cammino verso la verità.

La religione di Roma

Chi pensasse che la religione romana sia sempre stata la stessa dalla fondazione fino alla caduta peccherebbe di faciloneria e ignoranza: i culti nell’Urbe si sono susseguiti nel corso dei secoli cambiando e sviluppandosi sotto varie forme. Essa si era infatti sviluppata come commistione di tratti religiosi di vari popoli mediterranei ed italici come i Latini, i Sabini, i Greci gli Etruschi e successivamente anche i Celti. Roma costituisce un elemento dinamico di novità all’interno del panorama italico e mediterraneo, in quanto rimastica e ricrea ogni culto con cui viene in contatto. Lo stesso Giove, partito come divinità dai tratti sia ctoni che celesti, divenne in età post regale una divinità celeste. Un essere superiore e imperscrutabile, senza “vicende colorite e molteplici che il mito poneva in relazione al dio sommo”.

La religione della Roma arcaica è molto diversa da quella dei tempi di Cesare, così come Costantino agisce in un panorama ben diverso da quello dei suoi predecessori.

Ai tempi delle lotte civili, dello scontro fra Cesare e Pompeo e del magnifico scrivere di Cicerone, la religione di Stato viveva una profonda crisi. Epicurei e Stoici avevano dato vita, come nota Altheim, a una sorta di età illuminista in cui la spiritualità classica veniva messa in discussione. Accanto a questo fenomeno però si registra un rinnovato interesse in alcuni studiosi e strati sociali per la religione antica e in quest’ottica si muove Varrone. L’ellenismo aveva inoltre portato a Roma un certo numero di culti orientali, che avevano introdotto elementi magici e superstiziosi laddove erano sempre stati marginali.

Quando Cesare viene assassinato nel 44 a.c quindi possiamo dire che la religione romana era in fase di mutamento e vi rimase a lungo, tanto che Virgilio stesso si rese conto di vivere un’epoca di svolta. La religione antica era intanto diventata un elemento del passato, nonostante i tentativi di restauro da parte di Ottaviano che ebbero un effetto di pochi decenni, sostenuti inizialmente dal suo grande carisma, ma pur sempre parte di una religione “di Stato” e dunque non totalmente autentica che durerà fino al terzo secolo. Successivamente gli imperatori stranieri demoliranno definitivamente il culto classico.

Gesù, il Natale e il Sole Invitto

Gesù nasce qualche anno prima di quanto generalmente ritenuto, sotto l’imperatore Augusto. La realtà storica di Gesù è accertata e solo quattro scalzacani si ostinano a negarla. Attorno al 30 d.C. viene ucciso e dunque risorge, dando il via alla religione cristiana, portatrice di caratteri nuovi da un lato e antichi dall’altro, in un impero che, come già detto, viveva una realtà religiosa decadente.

Quando si affaccia nell’Urbe, dunque, il Cristianesimo trova ben poca resistenza. Il desiderio di una forma spirituale non superstiziosa e magica, senza rituali orgiastici ma portatrice di rigore e di uno stile di vita ferreo si sposa con il cristianesimo che viene sì dall’oriente, ma riallaccia il romano all’antico stile quirita. La predicazione paolina fa il resto, spiegando il messaggio di Cristo a letterati e filosofi, producendo quindi un fenomeno di massa, contrastato dal governo romano che però pian piano si rende conto di essere di fronte a un fenomeno incontenibile. Così come Gesù fu un evento senza precedenti da vivo in Palestina, così fu un evento senza precedenti nel resto del mondo dopo la sua ascesa al Cielo.

La datazione del Natale, come si può leggere brevemente qui, non fu univoca. In Occidente e dunque a Roma la data del 25 dicembre venne scelta forse sulla base dell’antica data solstiziale, ma non, come dicono i detrattori, per cercare di cancellare una festa pagana, ma per coglierne il significato spirituale primigenio. Il Sole diventa dunque la Luce di Cristo, il quale si è definito Luce del mondo egli stesso, così come la simbologia solare è presente nella letteratura profetica (per questo rimandiamo al link appena segnalato).

I primi secoli del cristianesimo romano però sono accompagnati da una certa dose di incertezza, in quanto i cristiani vivevano in clandestinità o come minimo in grande riservatezza. La diffusione del nuovo culto era però percepita dalle autorità e dai sacerdoti dei culti accettati, ma erano inermi di fronte alla forza di un messaggio vero e autentico poiché la Verità era arrivata a Roma e non si poteva più fermareIn quest’ottica va vista l’introduzione della festività del Sol Invictus, che come tutti i culti introdotti dagli imperatori aveva una finalità politica. 

Il culto del sole era stato reintrodotto da Caracalla e soprattutto da Eliogabalo, ma era un culto solare ben diverso da quello primigenio, fatto di danze rituali, ecatombi, culti misterici e forme orgiastiche. Il risultato è che il primo tentativo di introdurre il Sol Invictus a Roma è un fallimento ed Eliogabalo viene cacciato a calci. Chi riuscì a introdurre il culto del Sol Invictus fu Aureliano, che eresse un tempio nel 274 ponendo quindi la festività relativa al nuovo culto il 25 dicembre.

Dunque qui casca l’asino. La festività del Sole è sempre stata attorno al 25 dicembre per millenni prima di Cristo, quindi o si accetta la liceità di una qualsiasi celebrazione della Luce in quella data, o l’istituzione del Sol Invictus è un plagio essa stessa. Dunque il Natale sarebbe il plagio di un plagio? Ovviamente, come già detto, non è così.

Inoltre, stando alla data di istituzione, possiamo ben dire che il cristianesimo aveva già avuto una diffusione abbastanza importante in tutto l’Impero e anche a Roma, se nel 313 (cioè circa 40 anni dopo), Costantino lo eleva ai massimi onori.

Dunque appare peregrina l’ipotesi dei cristiani che pongono la loro festività per coprire quella della preesistente festività solare, in quanto, parlando di quella tradizionale e primigenia, essa era pressoché in disuso e dunque a nessuno interessava un tubo di “cancellarla”.

 

Se invece si vuol dire che il Natale voleva eliminare il Sol Invictus, entriamo nel ridicolo, in quanto se mai fu Aureliano a voler cancellare il Natale, compiendo un’operazione da falsario vero e proprio, nel tentativo di sconfiggere l’avanzata del cristianesimo, facendo leva sul culto solare diffuso in tutto l’oriente, tentativo destinato a fallire perché artificioso.

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