Le femministe italiane stravolgono la legge 194 | UCCR

Recentemente Serenella Fuksia, capolista marchigiana del Movimento 5 Stelle, ha fatto infuriare i saltimbanchi sessantottini del Fatto Quotidiano sostenendo che «la legge 194 è una sconfitta e non una vittoria per tutte le donne […] L’aborto rappresenta sempre un problema e pertanto dovremmo impegnarci a renderlo evitabile. L’aborto non è un anticoncezionale, talora una certa superficialità porta invece a considerarlo tale […]. L’obiettivo deve essere non far trovare la donna nella necessità di farlo perchè costretta, magari per mancanza di welfare adeguato».

Le anacronistiche femministe anticlericali di “Se non ora quando”, definite “altezzose borghesi romane la cui principale attività è piazzare le amichette” in politica”, non hanno ancora capito che è proprio la legge 194 a dire quello che ha affermato la Fuksia, si legge infatti che lo Stato ha il compito -tramite i Consultori- di «far superare le cause che potrebbero indurre la donna all’interruzione della gravidanza», che l’aborto «non è mezzo per il controllo delle nascite» e bisogna evitare che «sia usato ai fini della limitazione delle nascite» (lo è stato ribadito anche nel recente convengo organizzato dai docenti delle cattedre di Ostetricia e Ginecologia delle Università di Roma, da cui è emerso questo comunicato).

In poche parole, la legge 194 afferma che l’aborto in Italia non è lecito, tranne l’eccezione di un serio pericolo per la salute fisica o psichica della donna. Lo ha spiegato perfettamente il giurista Francesco D’Agostino, ordinario di Filosofia del diritto e di Teoria generale del diritto presso l’Università degli studi di Roma Tor Vergata, nonché Presidente onorario del Comitato nazionale per la bioetica: «La situazione italiana è questa: esiste una legge sull’aborto che fa eccezione al principio generalissimo della liceità delle pratiche abortive. L’aborto in Italia non è lecito, a meno che la donna non chieda l’applicazione a suo carico di quelle procedure previste dalla legge 194 che rendono legale la pratica abortiva. Quindi, a voler prendere sul serio quella legge, l’aborto in Italia è legale come situazione di eccezione, ed è oltretutto doveroso dare prova che le pratiche previste dalla legge siano state rispettate. In questo senso l’aborto in Italia è una legalizzazione parziale che si incastra nel principio generale della illiceità dell’aborto».

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