Le “Pussy Riot” e l’esibizione nella chiesa di Cristo Salvatore

Dove comincia la libertà di espressione del pensiero e dove comincia il declino della protesta politica?

Il 10 ottobre si celebrerà a Mosca il processo d’appello per Nadezhda Tolokonnikova, Maria Alekhina e Yekaterina Samutsevich, appartenenti alle ‘Pussy Riot’ per “teppismo premeditato realizzato da un gruppo organizzato di persone motivate da odio o ostilità verso la religione o un gruppo sociale”.

Rivediamo brevemente i fatti: nel mese di marzo, durante una funzione religiosa, le attiviste hanno occupato l’altare dell’antica chiesa ortodossa di Cristo Salvatore a Mosca e si sono esibite in una performance canora in cui hanno chiesto l’intervento della Madonna contro Putin, proferendo nel contempo insulti verso i fedeli, il Patriarca e Nostro Signore. Si è trattato di una protesta a tutto campo contro lo Stato e sopratutto contro la Chiesa. Le successive scuse indirizzate ai soli fedeli e non all’autorità religiosa rivelano un’intolleranza sopratutto per l’autorità della Chiesa, che anziché essere ritenuta custode della Parola rivelata è vista come elemento di arretratezza da eliminare perché collusa con il potere. E’ un’idea vecchia, nata con la rivoluzione francese e che ricorre spesso: rotti tutti i ‘legacci’ rappresentati dalla Chiesa e dall’ancièn regime solo allora l’uomo sarà totalmente libero. Sfugge però che attaccare la Chiesa russa, uscita dalla sanguinosa persecuzione sovietica da soli 20 anni, è una pura assurdità.

Cliccare sul link per continuare a leggere: Le “Pussy Riot” e l’esibizione nella chiesa di Cristo Salvatore.

Print Friendly, PDF & Email
Questa voce è stata pubblicata in Europa. Contrassegna il permalink.

I commenti sono chiusi.