Le Pussy Riot sono parte della «malattia russa» | Commenti | www.avvenire.it

Nelle scorse settimane diversi cantanti e personaggi dello spettacolo hanno solidarizzato con le Pussy Riot, condannate a due anni di prigione a causa della loro “preghiera punk” (in realtà un’esibizione blasfema) nella cattedrale di Cristo Salvatore a Mosca. Ora, però, c’è chi sostiene che l’operazione sia stata sbagliata. Non perché le “cattive ragazze di Mosca” abbiano scelto metodi assai discutibili e volgari per esprimere il loro dissenso. No, per ragioni esattamente opposte.

Chi davvero vuole sostenere le “cattive ragazze di Mosca”, infatti, dovrebbe sposarne in toto la causa e condividere le provocazioni a 360 gradi. Lo scrive un giornalista russo, Vadim Nikitin, in un a dir poco discutibile articolo su The Nation , ripreso dall’ultimo numero di Internazionale con l’eloquente titolo «La solidarietà ipocrita dell’occidente».

Il giornalista afferma che ‘i sostenitori delle Pussy Riot in occidente farebbero bene a capire che il dissenso delle loro eroine non si esaurirà con Putin e non si fermerà anche se la Russia dovesse diventare una ‘normale’ democrazia liberale’. E aggiunge: «Le Pussy Riot vogliono qualcosa che è terribile, provocatorio e minaccioso per l’ordine stabilito, in Russia come in occidente: la libertà da una società patriarcale, dal capitalismo, dalla religione, dalla morale convenzionale, dalla diseguaglianza.

Dobbiamo dare il nostro sostegno a queste coraggiose donne solo se anche noi siamo convinti di voler andare fino in fondo». Prendere o lasciare, afferma Nikitin: impossibile solidarizzare con le Pussy Riot per le loro critiche alla politica russa se non si dimostra entusiasmo anche per le trovate delle tre ragazze del collettivo punk, tra cui – solo per fare un esempio – la partecipazione, nel 2008, di una delle tre (al nono mese di gravidanza) – a un’orgia pubblica in un museo di Mosca.

Cliccare sul link per continuare a leggere: Le Pussy Riot sono parte della «malattia russa» | Commenti | www.avvenire.it.

Print Friendly, PDF & Email
Questa voce è stata pubblicata in Europa. Contrassegna il permalink.

I commenti sono chiusi.