Le radici delle discriminazioni anti cristiane in Occidente

Relazione di Fabio Bernabei al Convegno del Centro Culturale Lepanto su “I “nuovi Diritti” e la Discriminazione anti-Cristiana in Italia e negli USA”, Roma, 13.2.2012.

L’oggetto di questo incontro consiste nell’analisi di un problema che ci tocca da vicino, ossia il verificarsi di una serie di atti contro il Cristianesimo ed in particolare contro la Chiesa Cattolica in Occidente, ossia in terra cristiana, quantomeno guardando alle sue radici.

Questi atti possono essere, come anche ci ha dettagliamente illustrato l’avvocato Tozzi, di carattere giudiziario, estendendo a tutta la Chiesa Cattolica la responsabilità per reati attribuiti a singoli uomini di Chiesa, qualche volta anche calunniosamente.

Questi atti possono essere politici, con l’azione di lobbies e di alcuni parlamentari, diretta ad ottenere la promulgazione di Leggi che ostacolino le attività dei Cattolici.

Questi atti possono essere mediatici, con il lancio di campagne sui giornali, sulle televisioni e nel vasto mondo della Rete informatica, campagne dirette a sostenere e a dare più slancio ai tipi di attacco sopra elencati.

In ultimo, ma non meno importanti, ci sono gli atti di violenza fisica contro Religiosi e Religiose o contro immagini sacre e contro Chiese e Santuari, aggressioni fisiche che sono spesso causate o incoraggiate dagli attacchi mediatici, politici e giudiziari sopra elencati.

Ricordiamo che poco tempo fa, durante una manifestazione di giovani indignati svoltasi qui a Roma, alcuni di essi sfondarono le porte di una Parrocchia, presero le statue di una Madonna e di un Crocefisso e le fecero in pezzi sulla pubblica via.

Poche settimane dopo un “folle” ha cercato di assassinare a colpi di pistola l’arcivescovo di Firenze, mons. Betori.

In Scozia, per fare un ultimo esempio, le statistiche di Pubblica Sicurezza diffuse lo scorso novembre hanno mostrato che su quasi 700 aggressioni fisiche motivate da odio religioso, il 95% di queste vede come vittime dei cristiani.

Il laico “Corriere della Sera” nell’edizione oggi in edicola pubblica un ampio servizio sulla Cristianofobia dal sottotitolo: “Le stragi ignorate. Chiese in fiamme, fedeli massacrati o costretti all’esilio: serve un allarme a livello globale”.

L’espressione “damnatio ad bestias” che i primi cristiani sperimentarono nella propria pelle (era l’atroce condanna ad essere divorati dalle bestie feroci a causa della appartenenza alla fede cristiana) oggi sembra essere diventata la parola d’ordine, anche nei Paesi Cristiani!

Ogni analisi necessita però delle opportune premesse.

Dal punto di vista della Teologia fondamentale cattolica, dobbiamo ricordare che a regnare sui Cieli e sulla Terra è la Santissima Trinità e, per Grazia di Dio, Maria Vergine.

Satana, il Nemico, non regna affatto ma è solo il Principe di questo Mondo ossia, nel significato etimologico del termine, il più onorato da questo mondo, ma è al guinzaglio della Divina Provvidenza e può agire nella Storia dell’Umanità solo se la Giustizia divina lo permette per punire i nostri peccati.

In questo senso, e solo in questo senso, peraltro ampiamente illustrato nella Sacra Scrittura, va intesa la recente affermazione di Sua Santità Papa Benedetto XVI a proposito del fatto che il solo nemico che la Chiesa deve temere è se stessa: il che vuol dire che ciascuno di noi Cattolici è colpevole, per i nostri peccati, della punizione che qui sulla Terra la Chiesa militante si trova a subire.

Ogni altra interpretazione ci porrebbe subito nella condizione dei falsi amici di Giobbe che saccentemente vogliono pronunciarsi sulle sue piaghe, le quali sono immagine dei mali che tormentano Santa (e sottolineo Santa) Romana Chiesa.

Se quindi il fondamento di ogni persecuzione contro il Corpo Mistico di Cristo è unico nel tempo e nello spazio, ciò non ci solleva dal dovere di analizzare ed agire contro ogni forma di ingiusta aggressione alla Chiesa, così come il medico cattolico, anche se è consapevole che la malattia e la morte sono conseguenze del Peccato Originale, sente come proprio dovere religioso studiare ed agire per la salute del suo prossimo.

Vogliamo perciò qui sottolineare i caratteri specifici degli atti contro il Cristianesimo che avvengono all’interno della Cristianità occidentale.

Le aggressioni ai Cristiani in Stati di radici buddiste, induiste, confuciane od islamiche sono infatti un problema di Ordine Pubblico internazionale, così come le eventuali aggressioni effettuate da immigrati in Stati di radice cristiana sono un problema di Ordine Pubblico nazionale.

Chiaramente la prevenzione e la vera soluzione del problema sarebbe solo un sommo sforzo di evangelizzazione.

Ma come spiegare che una parte, sia pur minoritaria, di appartenenti ad un popolo cristiano siano rumorosamente contro la Chiesa?

La Sacra Scrittura ci insegna che singoli atei sono sempre esistiti, stoltamente sicuri, in cuor loro, che “Dio non esiste”.

Costoro però erano drammaticamente consapevoli del proprio isolamento sociale anche se erano di alto rango, come ci è dimostrato dalle vicende dell’Imperatore Giuliano l’Apostata come descritte dal Kojève e dai lamentosi commenti messi su carta dall’aristocratico libertino La Mothe Le Vayer a proposito del fatto che fra Cinquecento e Seicento nella pubblica devozione “Il gentiluomo, l’Artigiano, il Principe, il Magistrato, il Contadino, sono a questo proposito la stessa cosa”.

Quale molla emotiva ha esteso ad un pubblico sia pure minoritario ma comunque più vario, sia per cultura che per estrazione sociale, un sentimento di ostilità verso la Religione, verso la Chiesa dei suoi padri?

La domanda contiene la risposta: il Cattolicesimo è, per l’Occidentale, la religione dei padri e, per tutti gli uomini, la religione del Padre.

Nostro Signore Gesù Cristo non esita a chiamare Dio “Padre nostro che sei nei Cieli”, e sulla Sua parola la Teologia definisce la Prima Persona della Santissima Trinità come Padre.

Lo stesso Cristo Signore Nostro ci ammonisce a non spendere invano il termine Padre, proprio per sottolinearne l’importanza, e senza alcuna contraddizione ma proprio seguendo questa ispirazione Santa Romana Chiesa attribuisce a questo termine, ed ai suoi sinonimi valore, di particolare onore: Pope, Reverendo Padre, Papa, Santo Padre, Abate.

Anche l’Antico Testamento prepara a questa visione paterna di Dio, che si dichiara al profeta Osea quale Padre di Israele.

Questa Religione del Padre ha informato di sé la stessa civiltà politica europea, in tal modo “l’esclusività dell’unico Dio paterno si ripeté manifestamente nel potere esclusivo dell’unico principe paterno nella comunità e di nuovo in quella dell’unico padre di famiglia nella famiglia” così da determinare una stretta continuità fra gli atteggiamenti con i quali attribuiscono l’autorità “i figli… al padre di famiglia, i cittadini al padre della Patria, e gli uomini al Padre di tutti gli uomini, e cioè a Dio” .

Insomma “il padre è l’immagine del gran Dio sovrano, padre universale di tutte le cose”.

Ma già alla fine del Cinquecento, mentre la setta anabattista contestava l’idea stessa di un Eterno Padre legislatore ed i Riformatori tutti l’autorità del Santo Padre, veniva contestata l’autorità paterna nella famiglia.

Assai eloquente un passo del celebre libro IL LEVIATANO, in cui il filosofo Thomas Hobbes traccia i lineamenti del nascente Stato moderno

Anche se autori cattolici come il Bossuet obiettano che l’istituzione paterna rientra nel piano provvidenziale di Dio e che il primo uomo che osò sottrarsi all’autorità paterna fu, non a caso, un omicida, cioè Caino, arriva l’Illuminismo, che tramite la ghigliottina e le baionette giacobine uccide nel Re di Francia il Padre pubblico, incarcera con il Papa il Padre Ecclesiale e nega, esaltando la Dea Ragione, il Padre Eterno.

Alla prima metà del Diciannovesimo secolo il francese Tocqueville si compiace che in Nord America l’autorità paterna sia, se non scomparsa, modificata ma, nel caso questa autorità sussistesse ancora, si preoccupa che democrazia diventi la “dittatura della maggioranza”, ossia che il Popolo Sovrano faccia valere la sua volontà contro la minoranza liberal.

Ma se la paternità è l’immagine del Dio cattolico nella Chiesa, nello Stato e nella Famiglia, lo è anche nella nostra anima, ove la Ragione tiene il luogo del Padre.

E’ per questo che giustamente il controrivoluzionario francese Bonald scrive che “L’uomo è costituito come la famiglia, la famiglia come lo Stato, lo Stato come la religione” ed è per questo che falsamente Sigmund Freud detronizza il Padre interiore, cioè la Ragione, equiparandolo al Subconscio, e che Wilhelm Reich indica nella figura del padre il Male.

Ed è per questo che i filosofi della marxista Scuola di Francoforte (Horkheimer, Adorno, Fromm, Marcuse) affermano che il principio di autorità si incarna nella figura paterna e che la sottomissione al Padre è il carattere che meglio definisce il fascista potenziale”.

Religione e famiglia devono quindi essere esclusi dalla sfera pubblica e rinchiusi nella sfera del sentimento personale, mentre la sfera pubblica deve essere regolata sul metro dell’azienda, luogo della razionalità materialista.

Il pensiero politico moderno ha quindi come sua chiave la confutazione della concezione paternalistica dell’autorità, e perciò la contestazione pubblica del suo fondamento, la Religione cattolica, in quanto essa rappresenterebbe il “modello” di ogni forma di autoritarismo.

Come ha osservato un noto scrittore anglosassone non sospetto di integralismo cattolico, giacché si proclama protestante liberal, e cioè Peter Berger, lo schema nemici della Chiesa Cattolica e della figura del Padre contro difensori della Chiesa e della figura del Padre si sovrappone ciclicamente a proposito della lotta fra i fautori del libero aborto e fautori della vita, a proposito dell’omosessualismo contro i difensori della famiglia cristiana, a proposito della libertà di drogarsi contro la difesa della lucidità della nostra coscienza, etc.

Uno scontro che ha visto eventi in epoca contemporanea molto significativi.

E’ il caso della Collina delle Croci che si trova a 10 km da Siauliai quarta città della Lituania. La collina è oggi coperta da più’ di centomila di croci ed immagini religiose.

“Bisognerebbe far venire qui l’Europa e tutto il mondo” confidava all’Arcivescovo di Vilnius il beato Giovanni Paolo II salendo a piedi sulla collina durante la sua visita del 1993.

Nata nella prima parte dell’800 come la Collina delle Croci era utilizzata come luogo per i lituani per pregare mettendo delle croci per i cari che avevano perso durante le guerre.

Il luogo di devozione prese un nuovo significato quando la Chiesa lituana fu colpita dalla repressione comunista.

Subito dopo l’invasione sovietica infatti un decreto indicò la Chiesa cattolica come «entità sociale pericolosa», impose prima la chiusura dei seminari, la proibizione della stampa cattolica, il divieto di insegnare la religione nelle scuole, e l’abolizione del concordato con la Santa Sede.

Cominciarono poi le deportazioni in massa; molti sacerdoti resistenti furono crocifissi.

Durante l’epoca sovietica le croci della collina furono completamente abbattute con le ruspe, per poi essere bruciate e seppellite. Ma dopo ogni demolizione, di cui  quattro principali tra il 1964 ed il 1984, la gente incurante della persecuzione tornava sempre qui e poco a poco le rimise tutte, più numerose della volta precedente.

Alcuni passavano con le croci per i campi, altri raggiungevano la collina per la strada percorrendo molti chilometri a piedi e quasi sempre di notte perché la milizia pattugliava la zona.

Il regime sovietico si e’ dissolto, mentre sulla collina i cristiani in pellegrinaggio aumentano per numero ed intensita’ di devozione.

Come non perdersi nell’ orizzonte caotico e minaccioso che abbiamo di fronte?

Malgrado tutte le persecuzioni presenti e future noi sappiamo che il posto del fedele cristiano e’ al seguito del Santo Padre, immagine sulla terra della Santissima Trinita’ del Padre Eterno nella sua paternita’, di Cristo in quanto suo vicario e dello Spirito Santo nell’istituto dell’infallibilita’ pontificia.

Un grande santo contemporaneo, San Giovanni Bosco, negli ultimi vent’anni della sua vita indirizzo’ il suo amore alla Madonna con il titolo di Maria Ausiliatrice, titolo che vorrà invocato dai suoi come segno del suo attaccamento alla Chiesa romana e al Papa.

Diceva don Bosco a don Giovanni Cagliero: «i tempi divengono talmente difficili che noi abbiamo un vero bisogno che Maria ci aiuti a conservare e a difendere la fede cristiana».

Nelle odierne persecuzioni anticristiane che sembra si stiano scatenando senza piu’ freni preghiamo anche noi Maria SS. che ci conservi sempre vicini e sempre piu’ obbedienti al Santo Padre.

Grazie per la vostra cortese ed attenta partecipazione

Fonte: Le radici delle discriminazioni anti cristiane in Occidente.

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