Lezioni di catechismo islamico ai corsi Elco per figli di immigrati | No Cristianofobia

5 marzo 2015

Voleva essere un rapporto confidenziale ed, in effetti, per un anno e mezzo è rimasto tale. Ora, però, grazie anche all’ampio servizio ad esso dedicato da Le Journal du Dimanche, è emerso alla luce del sole. Si tratta dello studio messo a punto dall’Hci-Alto Consiglio per l’Integrazione francese. Già nel secondo semestre 2013 è stato trasmesso agli uffici del Primo Ministro, dove sarebbe dovuto restare top secret, chiuso in qualche cassetto, stanti i contenuti assolutamente esplosivi. Invece no.

Ad esser rimesso in discussione, qui, è un vecchio dispositivo degli Anni Settanta: si chiama Elco ed è stato pensato per insegnare le lingue e le culture d’origine agli alunni di cittadini immigrati, così da consentir loro di mantenere i legami con la propria terra natale, specie nell’eventualità, prima o poi, di un loro rientro in Patria. Tutto questo, almeno, nelle intenzioni del suo ideatore, Lionel Stoléru. La cui idea piacque, al punto da esser recepita e tradotta, nel 1977, in un’apposita direttiva europea.

Dal 2006, invece, i corsi Elco, assolutamente facoltativi, sono stati aperti sostanzialmente a tutti gli studenti, senza distinzioni. Per questo, la maggior parte di loro è francese. Nove Paesi hanno, in ogni caso, sottoscritto l’accordo con la Francia. Si tratta di Algeria, Croazia, Spagna, Italia, Marocco, Portogallo, Serbia, Tunisia e Turchia.

Oggi l’Elco è una materia extracurricolare, che si svolge tuttavia all’interno dell’istituto scolastico. Sono 92.500 gli allievi iscritti. Di questi, 87.000 frequentano la scuola primaria, secondo gli ultimi dati forniti dal ministero della Pubblica Istruzione d’Oltralpe. L’Elco ha registrato una costante e significativa crescita, +16% negli ultimi cinque anni, coinvolgendo specialmente arabi (57.145) e turchi (16.555).

Eppure, c’è qualcosa che non va. Secondo quanto denunciato nel rapporto, certi corsi rassomiglierebbero tremendamente ad una sorta di «catechismo islamico». Un esempio per capirsi: diversi insegnanti seguono una guida, edita nel 2010 dal ministero dell’Educazione turco. Al capitolo V, quello intitolato «Fede, islam e morale», si insiste sull’importanza di credere in Allah e sulla “necessità” di conoscere bene la vita di Maometto. Non solo: pare che l’insegnamento del turco viaggi secondo binari propri, poiché Ankara, «oltre a farsi carico dell’organizzazione dell’Elco, non rifiuta il proprio sostegno alle associazioni islamiche presenti in Francia». Si è lontani anni luce dall’estremo opposto ovvero dall’esasperato concetto di «laicità» – ovvero laicismo – alla francese…

Ora il rapporto cerca di correre ai ripari e suggerisce di «sopprimere» sic et simpliciter questi corsi, capovolgendo la prospettiva: la vera integrazione, cioè, per questi ragazzi, si è scoperto consistere nel padroneggiare bene il francese. Ma la strada è lunga e, a quanto si legge, di danni ne sono già stati prodotti in abbondanza…

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