LIBANO Il viaggio di pace di Benedetto XVI ha “illuminato” il 2012 libanese – Asia News

di Fady Noun

L’anno appena concluso contraddistinto da luci e ombre. Il momento più buio l’attentato a Wissam el-Hassan, legato alla guerra in Siria. Il messaggio di speranza consegnato dal Papa, istante di “felicità e grazia”. La “gloria” del Libano, legata “alla Croce” delle sue sofferenze. Lo sforzo comune – e necessario – di cristiani e musulmani.

Beirut (AsiaNews) – Fra i molti eventi che hanno caratterizzato l’anno appena concluso, il più grave è stato l’attentato contro Wissam el-Hassan, legato a doppio filo alle oscure trame di potere e interessi che ruotano attorno all’arresto dell’ex ministro Michel Samaha. E, di conseguenza, alla guerra in Siria. Nei fatti, il Libano ha vissuto per tutto l’anno al ritmo scandito da questa guerra, percepita come un avvenimento interno, tanto le sorti dei due Paesi si sono intrecciate nei decenni scorsi e per il fattore stesso della vicinanza fisica. Un elemento presentato come fatalità dettata dalla geografia, la quale comporta dei doveri a livello politico.

Già, [noi libanesi] abbiamo vissuto questo 2012 al ritmo del crollo immane e fragoroso di uno dei regimi, in apparenza, più solidi del mondo arabo; al tempo dettato dalla sua caduta agli inferi, la cui somiglianza alla nostra è così forte da suscitare inquietudine. E i versi del profeta Abacuc (vissuto nel 600 a. C.), non ne dubitiamo affatto, sono subito tornati alla mente di moltissimi libanesi disgustati dalla loro stessa guerra: “Guai a chi fa bere i suoi vicini, versando veleno per ubriacarli e scoprire le loro nudità. Ti sei saziato di vergogna, non di gloria. Bevi, e ti colga il capogiro. Si riverserà su di te il calice della destra del Signore e la vergogna sopra il tuo onore, poiché lo scempio fatto al Libano ricadrà su di te e il massacro degli animali ti colmerà di spavento, a causa del sangue umano versato, della violenza fatta alla regione, alla città e a tutti i suoi abitanti”.

Qualcuno ha voluto, confondendo le situazioni, applicare questa invettiva contro l’oppressore babilonese pronunciata da Abacuc – come fosse una profezia – ad un Libano martirizzato e violentato da un oppressore che molti associano col regime siriano al collasso. Torna al contempo alla mente, anche il grido appassionato di papa Giovanni Paolo II rivolto alle potenze mondiali, accusate di violentare le nazioni più piccole.

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