Libano, incognite e speranze del viaggio di Benedetto – Vatican Insider

Il cardinale Jean-Louis Tauran: “Si farà” . Tutte le forze in campo, a partire da Hezbollah, hanno interesse che la visita si svolga senza problemi

Andrea Tornielli  – Città del Vaticano
Nonostante gli scontri e disordini di questi giorni a Tripoli, nel nord-ovest del Paese, la preparazione del viaggio di Benedetto XVI in Libano continua a pieno ritmo: il Papa e i suoi collaboratori sono al lavoro sui discorsi che verranno pronunciati, e sul testo dell’esortazione post-sinodale, frutto dei lavori del Sinodo sul Medio Oriente del 2010, che sarà firmata e consegnata alle Chiese mediorientali nel Paese dei cedri.

Un Paese, il Libano, che può essere a pieno titolo incluso nella Terra Santa: nella zona di Tiro e Sidone infatti l’evangelista Matteo ambienta il viaggio di Gesù e dei suoi discepoli e cita l’episodio della donna cananea che chiede la guarigione della figlia indemoniata. Un Paese dove la secolare presenza cristiana è stata un fattore determinante.

Nei giorni scorsi diversi giornali hanno riportato voci allarmanti sulla sicurezza ipotizzando che il pellegrinaggio papale possa essere, all’ultimo momento, rimandato. Ipotesi che portavoce vaticano, padre Federico Lombardi, ha prontamente smentito, informando anche che la «papamobile» di Benedetto XVI è già arrivata a Beirut. Ieri ha parlato dei rischi della visita anche padre Paolo Dell’Oglio, il gesuita che ha dovuto lasciare il monastero di Mar Moussa in Siria dopo trent’anni di impegno nel dialogo tra cristiani e musulmani. Secondo padre Dell’Oglio, il pericolo sarebbe rappresentato dalla prossimità dell’attuale governo libanese con il regime siriano di Bashar al-Assad.

È vero che fonti diplomatiche lasciano aperta la possibilità di un rinvio, nel caso la situazione della Siria precipitasse ulteriormente, ricordando quanto avvenne nel 1994, quando Giovanni Paolo II fu costretto a cancellare il viaggio già organizzato a Beirut, a motivo di una serie di attacchi dinamitardi contro chiese cristiane. Allora però la situazione era diversa, e a far decidere per il rinvio del pellegrinaggio – avvenuto poi nel maggio 1997 – furono anche le tensioni esistenti tra gli stessi cristiani. «Per il momento non c’è alcuna idea di rimandare il viaggio – ribadiscono le fonti vaticane – il Papa vuole visitare un Paese che ha sofferto e che soffre, un’area delicata e problematica dove i cristiani sono stati e sono un elemento costitutivo e tradizionalmente sempre presente».

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