Libero, “Per la Costituzione il matrimonio è uno” | Eugenia Roccella

Nel 2007 i movimenti e le associazioni cattoliche riempirono Piazza San Giovanni, a Roma, per protestare contro i Dico, le unioni civili proposte da Rosi Bindi, ministro del governo Prodi. Matteo Renzi allora era presidente della provincia di Firenze, e diede la sua piena adesione: “Ci andrò con moglie e figli, a titolo personale… lì c’è tutto il mio mondo, dagli scout ai focolarini alle imprese cattoliche, insomma io ci sarò comunque, anche solo idealmente.” Gli obiettivi della manifestazione non consistevano in un generico appello ai valori della famiglia, o nella richiesta di politiche familiari meno sciatte e approssimative di quelle che l’Italia aveva prodotto fino ad allora. Era un no secco e deciso al riconoscimento delle coppie di fatto, un richiamo a sostenere la famiglia così come è disegnata dalla nostra costituzione, cioè come “società naturale fondata sul matrimonio”.

Renzi quindi sembra aver cambiato radicalmente le sue idee, e fin qui niente di strano, ma dovrebbe almeno spiegarci quando lo ha fatto e perché. E soprattutto dovrebbe spiegare perché chiede con tanta enfasi che unioni civili e modifica delle leggi sull’immigrazione entrino nel patto di governo. Si tratta di temi che hanno spaccato maggioranze ben più omogenee e coese di quella che sostiene il governo Letta: ricordiamo che alla fine Prodi rinunciò ai Dico, e che i temi etici da sempre sono occasione di lacerazioni interne ai partiti e all’opinione pubblica.

Non si può evitare, di fronte a tutto questo, un lieve sospetto di strumentalità, visto che il neosegretario del Pd non è certo un ingenuo.

Il governo Letta nasce sulla base di una grave emergenza economica, di una crisi senza precedenti, non certo di una spontanea vocazione a stare insieme: il Nuovo Centro Destra è alternativo alla sinistra e questa strana alleanza può funzionare solo su obiettivi specifici (lavoro e riforme istituzionali in primo luogo) e in un arco di tempo limitato. E’ una maggioranza che va protetta da scosse e fibrillazioni, e che serve a evitare che l’Italia precipiti nella confusione e si ritrovi, come è accaduto ad altri paesi, ad essere il vaso di coccio in mezzo a quelli di ferro, una barca alla deriva a cui l’Unione europea può dettare con durezza l’agenda.

Se Renzi non crede a questo tentativo, se preferisce andare alle elezioni, sarebbe bene lo dicesse esplicitamente, come fa Forza Italia. Non può essere il centrodestra a pagare le cambiali contratte dal segretario del Pd con l’ala radicale del suo partito, o con esponenti della sua stessa corrente. Ma soprattutto non può essere il paese a rimetterci. Il governo delle larghe intese richiede che ogni partito rinunci alle proposte più identitarie e caratterizzanti, concentrandosi invece sugli obiettivi comuni, su cui già non è facilissimo trovare mediazioni e convergenze. Il banco di prova del nuovo leader del Pd sarà in primo luogo il lavoro, ed è su quello che si vedrà se davvero sa essere riformista e innovatore. A meno che le polemiche su matrimonio gay e coppie di fatto non servano solo a distrarre la platea.

Fonte: Libero, “Per la Costituzione il matrimonio è uno” | Eugenia Roccella.

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